Palermo, dal "cafone" a "Robert De Niro": la chat e l'errore del boss

Dal “cafone” a “Robert De Niro”: la chat della droga e l’errore del boss

Gli investigatori stanno analizzando la chat del boss

PALERMO – Gli investigatori stanno analizzando la chat del boss. C’era un canale della droga fra Palermo e Agrigento. I fratelli Nunzio e Domenico Serio di San Lorenzo si sarebbero riforniti dalla famiglia mafiosa di Villaseta alla cui vertice ci sarebbe il pregiudicato Pietro Capraro.

Personaggio enigmatico quest’ultimo. Condannato a 15 anni di carcere nel processo denominato “Nuova Cupola”, era stato arrestato due volte in pochi mesi nel 2023. Dopo avere scontato la pena aveva violato la sorveglianza speciale. Lo fermarono in macchina lontano dal Comune di residenza. La prima volta vicino La Spezia con documenti falsi e la seconda in provincia di Caltanissetta.

Nel gennaio scorso è emerso il suo presunto ruolo mafioso in un blitz dei carabinieri di Agrigento. Un mese dopo, a febbraio, il suo nome faceva parte dell’elenco dei 181 arrestati nella maxi operazione a Palermo.

Nunzio Serio, che è stato detenuto anche ad Agrigento, usava un cellulare criptato, ma è stato intercettato mentre faceva dei conti con Francesco Stagno. Durante la conversazione saltava fuori il nome di Gabriele Minio, cognato di Capraro. Le conversazioni sono agli atti dell’ultima inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo

Ferrazzano e Stagno elencavano quelli che i carabinieri definiscono “soggetti coinvolti nella catena dei traffici di droga ai quali il primo avrebbe dovuto rivolgersi per recuperare il denaro da consegnare ai fornitori: “Gabriele”, “Alessandro”, “il cafone”; “Piero”, “Gianluca”, “Tano”, e un personaggio soprannominato “Robert De Niro”.

Per un periodo l’asse della droga fra Palermo e Agrigento si era fermato per un debito di 384 mila euro.
Quando fu saldato e i traffici ripresero come confermerebbero successive chiamate fra Nunzio Serio e Capraro. C’erano “nove pacchi e quaranta chili di fumo, subito a disposizione…”. Capraro si vantava con il boss di San Lorenzo perché i suoi prezzi erano inferiori a “quelli di Brancaccio”.

Gli investigatori hanno monitorato una serie di incontri a Palermo. Nunzio Serio li seguiva a distanza anche dalla casa che aveva preso in affitto a San Vito Lo Capo nell’estate del 2023. Ufficialmente aveva ottenuto il permesso dal Tribunale di Palermo che lo stava processando per trasferirsi nel comune trapanese dove la compagna avrebbe dovuto lavorare in un lido.

Anche nella località turistica usava cellulari non intercettabili per le chat. A settembre commise un errore, però. Aveva bisogno di contattare Ferrazzano e chiamò Stagno al quale mostrò nel corso di una videochiamata l’elenco dei partecipanti alla chat. Gli agrigentini, non avendo notizie di Ferrazzano si erano recati da Guglielmo, e cioè Guglielmo Rubino arrestato con l’accusa di essere diventato il reggente della cosca di Santa Maria di Gesù.

Mentre parlava Serio faceva vedere il display di un Apple iPhone di colore bianco con la schermata. Dall’analisi dell’immagine passano le nuove indagini.


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