Cronaca

Palermo, mafia: 19 anni e mezzo al nuovo boss, 12 condanne

di

06 Giugno 2022, 16:31

3 min di lettura

PALERMO – L’elenco degli imputati condannati si apre con il nome di Giuseppe Corona, accusato di essere uno dei volti nuovi della mafia palermitana. Un nuovo boss capace di unire gli interessi di diversi mandamenti. Il Tribunale presieduto da Donatella Puleo gli ha inflitto 19 anni e mezzo di carcere. Corona è stato comunque assolto da 18 capi di imputazione.

“Scaltro, pericoloso, trasversale”, così lo aveva definito il Tribunale del Riesame. Affiliato alla famiglia di Resuttana, ma molto legato ai mafiosi di Porta Nuova, Corona ha fatto di una “fitta rete di contatti e amicizie, anche in ambiti leciti della società civile” la sua grande forza per scalare i vertici dell’organizzazione criminale.

Una scalata ottenuta grazie al fatto di essersi messo a “disposizione di diverse famiglie mafiose, ha gestito affari e pratiche estorsive, ottenendo quale corrispettivo cospicui vantaggi, soprattutto nel settore delle scommesse”. Corona si è sempre professato innocente nel corso di lunghissime dichiarazioni spontanee.

Il nuovo boss e gli altri condannati

Questi gli imputati, le accuse e le rispettive sorti processuali: Giuseppe Corona (19 anni e mezzo, associazione mafiosa), Roberto Bonaccorso (3 anni e 3 mesi, intestazione fittizia), Maria Laura Bonaccorso (3 anni, intestazione fittizia), Francesco De Lisi (3 anni, intestazione fittizia), Gianpiero Giannotta (3 anni, droga); Salvatore e Calogero Sanfratello (2 anni ciascuno), Maurizio Tafuri (3 anni), Silvano Bonaccorso (3 anni), Giuseppe Abbagnato (intestazione fittizia, 2 anni ciascuno); Loredana Ruffino (usura, 3 anni) e Stefano Madonia (usura, 4 anni).

Articoli Correlati

L’elenco degli assolti

Assolti Giuseppe Buccheri (associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga, era difeso dall’avvocato Giulio Bonanno), Domenico Lo Iacono e Giuseppa Ocello (difesi dall’avvocato Antonio Turrisi, erano imputati a vario titolo per droga, intestazione fittizia e riciclaggio), Aldo e Francesco Calandra (intestazioni fittizia e auto e riciclaggio, erano difesi dall’avvocato Giovanni La Bua), Angela Gnoffo (intestazione fittizia, era difesa da Valentina Castellucci e Giovanni Castronovo), Salvatore Calabrese (reimpiego di denaro di provenienza illecita, difesa dagli avvocati Giovanni Castronovo e Silvana Tortorici), Nunzio Oliveri (avvocato Alessandro Pergolizzi), Aurelio Ferrino, Valerio Calcedonio Sorrentino (intestazione fittizia, avvocato Giovanni La Bua).

Riconosciuta una provvisionale per le parti civili: Solidaria, Sos Impresa, Confcommercio, Centro Pio La Torre, Federaizone anti racket.

La lite prima dell’omicidio

Secondo la Direzione distrettuale antimafia e i finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria, in un momento storico Corona avrebbe rischiato di essere punito. Ci fu una lite fra Corona e Giuseppe Di Giacomo, poco prima che quest’ultimo venisse assassinato nel 2014, alla Zisa. Due anni dopo, Giuseppe Tantillo, pentito del Borgo Vecchio, riferì che “Di Giacomo mi raccontò di aver avuto un litigio (con Corona, ndr) qualche mese prima della sua morte, perché Corona si era intromesso più volte in questioni di messa a posto e così Di Giacomo gli aveva intimato che si doveva fare i fatti suoi. Nell’occasione Di Giacomo diede uno spintone a Corona dicendo che doveva chiudersi dentro casa e non occuparsi di cose di mafia. Anche a noi Di Giacomo disse che se Corona si fosse presentato al Borgo per intromettersi in cose del genere, non dovevamo dargli conto. Corona si atteggia di avere avuto una forte amicizia con Gregorio Di Giovanni, fratello di Tommaso (detto Masino) che attualmente gestisce la famiglia di Porta Nuova”.

Alla fine le cose sarebbero andate in maniera diversa. Corona avrebbe siglato dei patti con i clan camorristici Gallo, Cavalieri, De Simone, Agnello, diventando anche un signore della droga. Per una parte di imputati c’era già stata la sentenza in abbreviato.

Pubblicato il

06 Giugno 2022, 16:31

Condividi sui social