Cronaca

Vince la causa: la casa non è di Badalamenti, confisca revocata

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28 Luglio 2022, 13:28

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PALERMO – Nessuno l’ha mai convocata. È rimasta all’oscuro del processo davanti alla sezione per le Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. Ora ha dimostrato che la casa confiscata non è della famiglia di don Tano Badalamenti, capomafia di Cinisi, e le è stata restituita.

La sentenza del Tribunale dà ragione a Gaetana D’Amore, 64 anni, assistita dagli avvocati Paolo Grillo e Giorgia Pizzi. “Il provvedimento del tribunale si segnala per un interessantissimo approfondimento scientifico sul problema della usucapibilità dei beni confiscati da parte del terzo in buona fede”, spiega l’avvocato Grillo.

L’avvocato Paolo Grillo

È una storia che inizia nel 2000. Il Tribunale sequestra il patrimonio di Gaetano Badalamenti e dei suoi familiari. Nel 2008 arriva la confisca, che diviene irrevocabile nel 2016. Stessa cosa per la casa e il magazzino di Cinisi intestato al marito della sorella di Gaetano Badalamenti, Fara.

Un giorno si presentano a casa i rappresentanti dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati. Reclamano la casa e i magazzini al piano terra. D’Amore cade dalle nuvole e tira fuori un atto di compravendita della casa stipulato nel 1994.

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Un anno prima aveva siglato il compromesso per i magazzini. In questo caso l’acquisto non si è concretizzato, nel frattempo D’Amore si è occupata della sanatoria – le irregolarità urbanistiche avevano impedito la definizione della compravendita – ha ristrutturato i magazzini e li ha inglobati in una parte della casa.

Il collegio, presieduto da Raffaele Malizia (relatore Luigi Petrucci) conferma l’omessa citazione nel giudizio della donna e ha revocato la confisca. Non è finita perché per i magazzini i legali ritengono che D’Amore li abbia ormai usucapiti. Sono in suo possesso ormai da anni. Su questo punto il Tribunale ha rimesso gli atti al giudice civile.

Si torna dunque a parlare dei beni dei Badalamenti, che tante polemiche hanno suscitato nell’ultimo periodo. Nel decreto di confisca ormai definitivo i giudici hanno scovato un errore. Era stata inserita la particella dell’immobile che oggi ospita “Casa Felicia” (dal nome della mamma di Peppino Impastato), che non è frutto dei soldi sporchi del capomafia, ormai deceduto, mandante dell’omicidio di Peppino. Una perizia ha fatto emergere che si tratta di beni donati a don Tano, e a titolo gratuito, dalla sorella Fara nel 1977.

In atto c’è un braccio di ferro fra il Comune di Cinisi e il figlio di don Tano, Leonardo Badalamenti.

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28 Luglio 2022, 13:28

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