PALERMO- Non è semplice parlare di pedofilia e pedopornografia dal punto di vista della cura. Perché siamo nel terreno dell’orrore, del crimine, dell’abuso e della violenza. Gli inermi, le vittime, sotto gli occhi dei carnefici: un copione confermato anche dall’ultimo blitz. Si reagisce, com’è normale che sia, con rabbia e indignazione. Ma poi ci sono quelli che devono fare quattro passi nel buio, per guardarlo in faccia. Quelli come il professore Daniele La Barbera, psichiatra, direttore dell’Unità di Psichiatria del Policlinico. E ci vogliono coraggio e sensibilità per addentrarsi nei meandri dell’indicibile.
Professore, che tempo stiamo vivendo?
“E’ il tempo del Covid che ha aumentato la fruizione della pornografia, che è legittima, e dunque della pedopornografia, che è un reato. Le relazioni umane si sono ridotte, mentre aumentano le chiusure. La rete ha indotto uno sviluppo potentissimo, coinvolgendo persone che, altrimenti, non avrebbero mai avuto contatto con i video di abusi e violenze. Ma facciamo una differenza”.
Prego.
“Ci sono i pedopornografi, consumatori di materiale, a cui non passerebbe mai per la testa di molestare un bambino e ci sono i pedofili veri e propri. Le figure, ovviamente, possono coincidere”.
Chi è un pedopornografo?
“Uno che si sente protetto dalla virtualità e con un senso di responsabilità diminuito. Non capisce i danni e le ferite provocati dal suo agire. Poi ci sono pure gli sprovveduti occasionali”.
Chi sono?
“Quelli che vanno sui siti a luci rosse e cliccano sul link sbagliato, magari su materiale border line. Qualcuno può trovare, per sbaglio, foto pedopornografiche e ne rimane anche traumatizzato”.
E poi?
“Poi ci sono i consumatori abituali, che sanno quello che fanno, che usano il deepweb, che ripetono l’esperienza di cui rimangono prigionieri”.
Prigionieri? In che senso?
“Come in ogni tipo di dipendenza, la perversione diventa totalizzante e si trasforma nell’unica strada per la gratificazione. Io l’ho definito ‘effetto cavallo di Troia’. Lasci entrare qualcosa che si impone, brucia tutto e prende il controllo della mente”.
Lei ha incontrato pedopornografi e pedofili?
“Certo, sono uno psichiatra. Molti sono giovani e giovanissimi, in America è una piaga sociale. Ragazzi attratti dalla curiosità morbosa, dalla trasgressione”.
Di chi stiamo parlando?
“Generalmente di persone che hanno subito traumi nello sviluppo infantile e che, non raramente, sono state abusate. Menti in preda alla confusione che diventa violenza”.
Qual è l’elemento di confusione?
“Scambiare, appunto, la violenza con la tenerezza. Non c’è amore, non c’è affetto in queste forme deviate. C’è qualcuno che abusa e qualcuno che subisce l’abuso”.
Un impegno difficile per un terapeuta che è pur sempre un essere umano.
“Sì, nessuno di noi può impedirsi di giudicare l’altro, ma il nostro impegno è la cura. Non tutti i pazienti di questo tipo sono trattabili. Alcuni riescono ad accedere, dolorosamente, alla consapevolezza della loro colpa. Tanti, purtroppo, no”.