Palermo, finanzieri al poker della borghesia: 60 denunciati

“Fermi tutti”, finanzieri al poker della borghesia di Palermo: 60 denunciati

Secondo i pubblici ministeri, stavano giocando d'azzardo

PALERMO – I finanzieri sono arrivati intorno alle 23 del 20 marzo scorso. Hanno sequestrato il locale e identificato gli organizzatori e le circa sessanta persone sedute ai tavoli verdi. Tutti denunciati.

Al Double Up Poker Palermo di via Principe di Paternò stavano disputando un torneo di poker. Per la precisione di Texas Hold’em. “Fermi tutti”, dicono le fiamme gialle. La serata è affollata. Ci sono i soci più affezionati dell’associazione (tale si definisce).

Professionisti, imprenditori, commercialisti, medici, commercianti e impiegati. Tutte le categorie sociali sono rappresentate. Alcuni nomi sono noti in città. Nessuno immaginava, così hanno detto, che stessero facendo qualcosa di illegale.

La locandina del torneo di poker

E qui si innesta lo scontro fra accusa e difesa, pronta ad impugnare i provvedimenti di sequestro al Tribunale di Riesame. Secondo i finanzieri, era in corso qualcosa di molto simile ad una bisca clandestina. Secondo gli organizzatori, al contrario, un torneo legale su iniziativa della “associazione sportiva per la diffusione e lo sviluppo del Texas Hold’em Poker in formula torneo a Palermo”.

Al momento, il poker live nelle sale o circoli, in Italia, non è autorizzato. Si può giocare solo nei casinò. Una circolare del 2009 dell’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni stabilì le regole ma sono rimaste delle zone d’ombra. Negli anni si sono susseguite varie sentenze che consentono il poker sotto forma di torneo a determinate condizioni, ma manca una vera e propria legge.

Si possono distinguere due possibilità alla luce della giurisprudenza fin qui consolidata. I tornei sono leciti rispettando alcuni parametri. Primo fra tutti una iscrizione fissa, e a cifre basse, e una volta persa si torna a casa. In questo caso conta più l’abilità che il denaro e non è gioco d’azzardo.

C’è poi il “cash game”, una vera e propria partita a soldi dove ogni giocatore non ha la certezza di mettere in gioco solo una cifra ben definita. Così diventa illegale.

Al momento il risultato è che sono stati tutti denunciati. L’ipotesi contestata è quella prevista dall’articolo 720 del codice penale: “Partecipazione a giuochi d’azzardo”. Quella della Procura di Palermo è diventata una maxi inchiesta che potrebbe riservare sorprese in futuro. La finanza avrebbe acceso un faro che va ben oltre il caso singolo.


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