Cronaca

Il primario e il dossier contro il genero: poliziotti sotto inchiesta

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09 Aprile 2022, 06:00

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PALERMO – Padre e figlia. Entrambi chirurghi. Settantuno anni lui, 38 lei. Legati da un rapporto che va oltre la professione, fino a sconfinare nell’illecito pur di vendicare un presunto tradimento. Ora uniti anche nel destino giudiziario: si trovano da ieri agli arresti domiciliari. Dietro ci sarebbe una questione di onore, una macchia da lavare ad ogni costo per salvaguardare il buon nome della famiglia Gullotta.

Si tratta del capitolo dell’inchiesta della Procura di Palermo che ha portato all’arresto dell’ex direttore della Chirurgia generale del Policlinico, Gaspare Gulotta, e della figlia Eliana, chirurgo plastico all’ospedale Civico. I pm indagavano sui concorsi truccati per lavorare al Policlinico ed hanno scoperto che c’era dell’altro.

Il matrimonio della figlia era naufragato. Gulotta, influente ‘barone’ dell’ospedale universitario, si sarebbe attivato per danneggiare il genero. Addirittura avrebbe messo in piedi un’attività di “dossieraggio” – così lo definisce il giudice per le indagini preliminari Donata Di Sarno – trovando sponda in medici e rappresentanti delle forze dell’ordine.

Padre e figlia si sarebbero spinti fino a simulare che la donna fosse stata picchiata dal marito pur di metterlo all’angolo. Gli rimproverano una relazione extraconiugale, negata dall’uomo che l’ha sempre definita un’invenzione voluta per demolirne immagine e credibilità. E così spuntarono dei certificati falsi redatti, secondo i carabinieri del Nas, da altri due medici compiacenti. Una messinscena dell’ex direttore della Chirurgia generale dell’ospedale universitario, oggi in pensione.

Il referto ad hoc

“Che dobbiamo scrivere nel referto?”, il medico di turno al pronto soccorso Fiorella Sardo chiedeva istruzioni. Gulotta la indirizzava: “Ansia, precordialgie, nausea”. “Cefalea, nausea”, aggiungeva Eliana Gulotta che dunque era presente e in condizioni di salute tali da potere dire la sua. Ancora la dottoressa Sardo: “Nell’esame obiettivo lo lascio un periodo di osservazione?… un paio d’ore… se lo chiudo dopo un minuto sembra una cosa appattata… giusto?”.

“Pronto dottoressa…”

Qualche giorno dopo l’ex primario si attivò per rincarare la dose e rendere più credibile la denuncia della figlia. Telefonò ad un’altra collega, Eufrasia La Rocca, affinché predisponesse un nuovo certificato che attestasse le lesioni subite da Eliana Gulotta. Entrambi i certificati sono stati inseriti nella querela della donna contro il marito. Ed è per questo che le viene contestata l’ipotesi di calunnia.

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C’è di più, però. Gulotta avrebbe scavato nella vita del genero nel tentativo, non riuscito, di scoprire “qualcosa di compromettente da strumentalizzare”.

I poliziotti sotto inchiesta

Si sarebbe così rivolto a Gaspare Cusumano, dirigente dell’Ufficio sanitario della polizia: “… poi un’altra cosa che volevo vedere… se lui ha cambiato residenza”. Il dirigente aveva un’idea: “Lo dobbiamo pizzicare… lei mi deve fare sapere il sabato notte… i locali… una strada… io lo localizzo… facciamo i controlli… primo controllo positivo, secondo controllo positivo… il consumo personale non è reato… però la persona viene scritta in un registro particolare… se noi lo pizzichiamo in questo è finito”. Stava parlando di droga.

Cusumano propose all’ex primario della Chirurgia universitaria di coinvolgere un altro poliziotto, Salvatore Bosco, in servizio alla Dia, per accedere abusivamente nel sistema informatico delle forze dell’ordine e acquisire notizie sul genero.

“Da due anni insieme al mio cliente – spiega l’avvocato Massimo Motisi, che assiste l’ex marito della figlia di Gulotta – ci battiamo per raccogliere elementi e fare emergere la calunniosità delle accuse della donna. Ora finalmente starebbero emergendo anche ulteriori prove”.

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09 Aprile 2022, 06:00

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