09 Novembre 2022, 11:30
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PALERMO – “In data 2 dicembre 2020 Fabio Damiani, in sede di interrogatorio, ha fatto importanti dichiarazioni in relazione alle pressioni subite da imprenditori, faccendieri, politici e pubblici ufficiali in relazione ad importanti gare svolte in seno alla Centrale unica di committenza siciliana e all’Asp di Palermo”.
In queste parole, scritte dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria, c’è l’anticipazione della terza parte dell’inchiesta sulla corruzione nella sanità siciliana. La prima è giunta alla fase processuale con le condanne in primo grado, la seconda ha portato nei giorni scorsi alla nuova ordinanza di custodia cautelare, la terza è ancora al vaglio dei pubblici ministeri palermitani.
Le parole di Damiani ricalcano ciò che ha dichiarato un altro grande accusatore, l’imprenditore agrigentino Salvatore Manganaro che del manager era il riferimento. Ha parlato di “club di potere” che si attivavano per mettere le mani sugli appalti e di cui avrebbero fatto parte i politici.
Dei nomi di politici finora è venuto fuori soltanto quello di un ex deputato, Dore Misuraca, le cui presunte pressioni per favorire una società nell’appalto milionario per l’ossigenoterapia a domicilio non andarono a buon fine.
Ci sono altri politici su cui gli accertamenti proseguono. A cominciare da quelli citati nella lunga lettera che, come scrisse Livesicilia, Damiani inviò alla Procura di Trapani, che a sua volta l’ha condivisa con i colleghi di Palermo.
Damiani si definiva vittima di un sistema in cui l’ingerenza della politica è totale e non intendeva pagare per tutti. E giù con i nomi di assessori delle giunte di governo e uomini di partito. Di quella lettera finora non c’è traccia negli atti dell’inchiesta messi a conoscenza delle parti.
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09 Novembre 2022, 11:30