Palermo, "pressioni" di Misuraca sul manager: ci sono gli audio

Sanità, le “pressioni” di Misuraca sul manager: ci sono gli audio

Fabio Damiani ha consegnato le registrazioni ai pubblici ministeri
"SORELLA SANITÀ"
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PALERMO – “Di queste conversazioni ho le registrazioni”, aveva detto Fabio Damiani ai pubblici ministeri di Palermo. Agli incontri con l’ex deputato Dore Misuraca l’ex manager della sanità si era presentato con un telefono accesso in modalità “Rec”.

I due file audio, consegnati in Procura, sono serviti ai pm come riscontro all’ipotesi che Misuraca avesse cercato di turbare una gara per favorire una società in un appalto da 66 milioni di euro.

Le parole di Misuraca

“Senti Fabio ma non è che possiamo fare fallire i ragazzi”, diceva Misuraca a Damiani un giorno di giugno 2017. “Chi sono questi di Medicair?”: l’ex manager chiedeva conferma.

L’obiettivo minimo dichiarato da Misuraca era di “farli arrivare secondi” perché “non li puoi fare fallire che se ne vanno dalla Sicilia, te lo sto dicendo… però questi li devi far arrivare secondi… questi se ne vanno dalla Sicilia… Fabio ti ho domandato mai una cosa?”.

“Il problema di questa gara è la commissione”, diceva Damiani che della commissione era presidente. In contemporanea rivestiva il ruolo di provveditore delle opere pubbliche dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo.

Misuraca era convinto di potere agganciare gli altri commissari. Due donne, una avvocata di Palermo e una psicologa di Messina. Faceva riferimento ad alcune sue conoscenze tramite “l’avvocato di Barbara” (e cioè Barbara Cittadini, moglie di Misuraca e imprenditrice tra le più note della sanità privata).

“Sono determinate”

Damiani tergiversava: “In questo momento loro sono determinate (si riferiva alle due donne commissarie di gara) quindi io posso fare quello che posso fare, lunedì e mercoledì apriamo l’offerta economica”. “Lunedì sono qua e noi ci vediamo”, diceva Misuraca, la cui richiesta era esplicita: “Come dobbiamo fare per farli arrivare secondi?… tu devi considerare che io in tutti questi anni non so neanche dove eri in ufficio”.

“Arrivare secondi”

C’erano stati degli scontri con gli altri commissari. Damiani era arrivato “alle grosse” con una di loro. Le aveva detto ‘guarda che io sono comunque dell’Asp quindi posso anche come dire il mio pensiero può anche valere di più perché ora tu fai le tue valutazioni e te ne vai io invece qua devo lavorare con questa gente tu non è che mi puoi mettere dentro gente… e lei si è incazzata… io non è che la conosco non mi posso esporre…”.

Misuraca ribadiva la richiesta (“arrivare secondi”) e Damiani apriva uno spiraglio (“qualche cosa che si può fare si può fare”). Secondo l’accusa, era solo un’operazione di facciata perché nel frattempo, d’intesa con l’imprenditore agrigentino Salvatore Manganaro, avrebbe pilotato la gara contro i desiderata di Misuraca.

Piazzandosi sul podio la Medicair poteva rientrare nell’accordo quadro per avere una parte della commessa. In caso contrario, suggeriva Misuraca, “se non ci arriviamo la puoi fare saltare tu?”. A mali estremi, estremi rimedi. Si riferiva alla gara di appalto, che saltò per un ricorso, legittimo, al Tar. Dopo l’ultimo incontro avuto con Misuraca in via Principe di Belmonte, a Palermo, Damiani scrisse a Manganaro dei messaggi in cui ricostruiva le pressioni subite dal politico. Un tentativo di turbare la gara, secondo i pm palermitani.


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