“Pep Guardiola ha iniziato la sua carriera in maniera contro-intuitiva: è partito vincendo, sollevando al cielo alcuni tra i trofei più importanti e ambiti del mondo. E per di più l’ha fatto indossando la maglia di un club che gli ha condizionato e cambiato la vita molto prima di quegli incredibili successi, che ha costruito la sua identità di calciatore e di essere umano, ha determinato la sua visione del calcio, del mondo, della società”. Lo dice Alfonso Fasano, autore di Pep Guardiola, il calcio come rivoluzione infinita (66th A2nd ed). Un saggio affilato presentato ieri alla Prampolini di Catania. Assieme all’autore c’erano i giornalisti etnei Anthony Distafano, Fernando Massimo Adonia e Roberto Quartarone.
Ricordando la finale che consegnò la coppa dalle grandi orecchie ai catalani nel 1992 (a farne le spese furono i blucerchiati capitanati da Gianluca Vialli e Roberto Mancini), Fasano spiega: “Durante la festa per la vittoria di Wembley, di fronte a un milione di persone in estasi, Pep si affaccia dal balcone del palazzo della Generalitat – la sede degli uffici governativi della Catalunya – e dice la frase «ciuta dans de Catalunya, ja la tenim aquí», ovvero “cittadini di Catalogna, adesso la coppa è qui”, riprendendo in parte le parole di Josep Tarradellas, ex presidente della Catalogna costretto a rifugiarsi in Francia durante il franchismo e tornato a Barcellona nel 1977 – nel suo primo discorso dopo l’esilio, Tarradellas disse «ciutadans de Catalunya, ja sóc aquí»”.