PALERMO – Fare l’operatore sociale è una missione quotidiana, fatta di duro lavoro, ma anche di tante soddisfazioni. Dopo un’esperienza lunga venticinque anni a fianco dei più fragili, nella riduzione delle marginalità sociali, Anna Ponente dal 2014 dirige il centro diaconale la Noce della Chiesa Valdese. Lavora nella ricerca di percorsi alternativi di felicità per quelli che spesso sono considerati gli ultimi della società. “Operatore sociale coraggioso e innovativo. Ha sostenuto l’accoglienza di persone e famiglie fragili”, a lei che si è contraddistinta, con passione e professionalità, dando il proprio contributo al tessuto sociale della città, il sindaco di Palermo ha conferito la “Tessera preziosa del mosaico Palermo”.
“Sono molto contenta dell’onorificenza, ho apprezzato tanto la motivazione. Essere definita un operatore sociale è un orgoglio anche se dirigo l’opera. Questa tessera è inevitabilmente collegata al centro diaconale e alla chiesa Valdese – sottolinea- i valdesi sono molto conosciuti per l’attenzione che hanno alla vita sociale e ai diritti. Ho attraversato tutte le tappe all’interno del centro, da operatrice a direttrice laica”, racconta Anna che in quella struttura c’è cresciuta e sa bene che dietro i tanti volti ci sono storie fatte dalle mille vicissitudini. Un ente ecclesiastico che offre servizi finalizzati all’emancipazione dell’individuo attraverso il superamento dei condizionamenti sociali, culturali e psico-fisici, alla prevenzione di forme di disagio e di emarginazione, alla valorizzazione delle differenze e alla educazione ad una cittadinanza consapevole e responsabile. Il lavoro educativo, socio-assistenziale e riabilitativo del Centro è organizzato all’interno di due grandi settori: il settore scolastico ed il settore sociale e riabilitativo. Da anni, ormai, la realtà fa rete insieme ad altre organizzazioni.
Psicoterapeuta palermitana, Anna Ponente ha 52 anni e dopo la laurea ha lavorato come educatrice iniziando una lunga esperienza con le famiglie, nei quartieri più difficili del capoluogo. “Il mio impegno coniuga tanti aspetti: dalla vita professionali a quella religiosa”. Per lei la sfida del futuro sarà quella di tornare a presidiare i quartieri con la partecipazione attiva, per sostenere ancora di più le persone. “Siamo molto impegnati nell’ambito dell’esperienza abitativa – spiega – alle condizioni di vita delle persone che sono peggiorate in maniera considerevole. A lungo termine gli effetti della crisi, che non è solo sanitaria, li vedremo e ci vedrà impegnati per diversi anni. Il nostro impegno è rivolto nella gestione dei minori stranieri, nella difesa dei diritti dei disabili, delle donne. I nostri progetti hanno un obiettivo: quello di trovare le occasione per poter dare alla persona la possibilità di vivere in maniera dignitosa”.