16 Agosto 2022, 19:21
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CATANIA – Quando ritornano, e si sa che a volte lo fanno, scelgono spesso modi inaspettati. Così il nome di Valentina Scialfa, blindatissima nel suo ruolo di capolista del Partito democratico nel secondo collegio plurinominale della Sicilia orientale, ha stupito non solo i cronisti ma anche gli insider della politica siciliana. È una delle sorprese riservate, all’ombra dell’Etna, dalle liste rese note dal Pd nella nottata di ieri, dopo la riunione della Direzione nazionale.
I big del partito si sono presi i posti di capolista più ambiti per la Camera dei deputati: Giuseppe Provenzano – vicesegretario nazionale, ex ministro per il Sud, chiamato a raccogliere l’eredità di Emanuele Macaluso – sarà il frontman della Sicilia occidentale, candidato sia all’uni sia al plurinominale; Anthony Barbagallo – segretario regionale del partito, ex sindaco della sua Pedara, radici autonomiste, ex assessore regionale al Turismo – guiderà i candidati del proporzionale nel collegio Sicilia 3, quello dei territori di Ragusa e Siracusa. Per Barbagallo si prospetta un doppio impegno politico per il 25 settembre: il segretario dem dovrebbe cercare anche la riconferma a Palazzo dei Normanni, da candidato di punta pure alle elezioni regionali.
Per riempire le liste di una sfida difficile da vincere, però, non bastano i grandi. Così spuntano gli altri candidati e le altre candidate, che nella città del Liotro fanno risuonare più di qualche ricordo. Valentina Scialfa, medica del lavoro, è capolista al plurinominale al collegio 2 della Sicilia orientale oltre che candidata all’uninominale. Scialfa è stata assessora allo Sport della giunta dem guidata da Enzo Bianco: un ruolo lasciato nonostante il “rammarico” dell’ex primo cittadino. Ai tempi, si vociferava dell’interesse di Scialfa verso altri lidi politici: una candidatura nazionale con Forza Italia si sussurrava nei corridoi di Palazzo degli elefanti, ma è stata smentita direttamente dagli azzuri.
Da allora, il nome dell’ex assessora è tornato sulle pagine dei giornali a causa di due vicende giudiziarie in cui è stata coinvolta. La prima è il processo per abuso d’ufficio a carico dell’ex direttore generale dell’ospedale Garibaldi Giorgio Santonocito: avrebbe affidato a Scialfa, non indagata, un incarico di “medico competente” violando le norme. Il procedimento era partito sulla base di una denuncia del Codacons e Santonocito è stato assolto da ogni accusa con formula piena: “Perché il fatto non sussiste“. La seconda storia, invece, tocca Scialfa come l’intera ex giunta Bianco e parecchi dirigenti del Comune di Catania: tutti rinviati a giudizio e attualmente sotto processo per il dissesto di Palazzo degli elefanti, inclusa Scialfa.
Dietro all’ex assessora c’è Cristina Buffa, misterbianchese, rotariana, vicina al segretario democratico Barbagallo. Buffa ha corso per il Consiglio comunale di Misterbianco alle elezioni amministrative 2021, quelle dopo lo scioglimento per mafia del Comune, nella lista del Pd a sostegno dell’ex sindaco Nino Di Guardo, che guidava la città quando i commissari prefettizi hanno fatto il loro ingresso in municipio. Terzo della lista plurinominale è Francesco Laudani, candidato di servizio: catanese, responsabile provinciale del Pd etneo ai tempi della segreteria di Enzo Napoli, sindacalista della Cisl e responsabile della sede catanese dell’associazione Adiconsum.
A ben guardare, tutti i nomi fatti finora vengono direttamente dall’area barbagalliana del Partito democratico. E i malumori circolano non tanto tra gli esclusi, ma tra i non considerati: “Dibattito interno pari a zero“, si lamenta qualche malpancista di altra corrente. Il predecessore di Anthony Barbagallo, l’ex segretario Fausto Raciti, si defila con l’eleganza da uomo di partito a cui è abituato: “Il Partito democratico ha deciso di non ricandidarmi alle elezioni politiche. Posso fare a meno del Parlamento e soprattutto il Parlamento può fare a meno di me, ci sono esclusioni certo più significative“.
Il segretario nazionale Enrico Letta, del resto, lo ha detto in tutte le salse che sarebbe stata una scelta dolorosa, vista la riduzione del numero dei parlamentari e l’impossibilità di ricandidare gli uscenti. Forse anche per questo qualche nome ha fatto storcere il naso tra gli stessi democratici. “Continuerò la mia militanza senza farmi risucchiare dal vortice di rancori che continua a dominare i cicli politici del Partito democratico”, ha proseguito Raciti, probabilmente con riferimenti più nazionali che locali. “Che dire? – chiosano ancora dai dem in rigoroso anonimato – È evidente la stima di Letta nei confronti del segretario regionale siciliano. Ha portato a segno la candidatura di Caterina Chinnici alla presidenza della Regione, vincendo le primarie del campo progressista, e adesso gode di un certo credito”. Come a dire: sceglie lui perché può farlo, piaccia oppure no.
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16 Agosto 2022, 19:21