Un’immensa distesa di ghiaccio artico, cielo limpido e forti raffiche di vento: è questo il biglietto da visita del Polo nord. In genere indica il punto più a settentrione della Terra e per convenzione viene sempre usato come sistema di riferimento primario rispetto al Polo Sud. Un concetto puramente mentale, quello del Polo Nord, un luogo non luogo che, forse proprio per questo, ha sempre esercitato uno straordinario fascino. Non c’è cibo e nessun riparo dalle temperature che precipitano fino a 70 gradi sottozero.
Per secoli il Polo Nord è rimasto un luogo inaccessibile, eppure, la possibilità di poterlo raggiungere ha affascinato molti esploratori. La parte più settentrionale del nostro pianeta ha alimentato tanti miti e ispirato molti sogni di conquista. Adesso, però, i ghiacciai della calotta polare artica, potrebbero definitivamente collassare. Il riscaldamento globale continua ad allarmare: l’estensione dei ghiacci nel mar glaciale artico, durante l’estate 2012, è scesa a quattro milioni di chilometri quadrati, facendo raggiungere loro il picco storico negativo. Secondo gli scienziati, la situazione in cui versa l’estremo Nord del pianeta è la prova tangibile che l’effetto serra ha conseguenze più veloci e drammatiche del previsto.
Le aree più coinvolte sono Groenlandia, Arcipelago Canadese e le aree a nord delle Svalbard: è noto, infatti, che proprio il lato atlantico risulta essere tra quelli in maggiore sofferenza. Secondo le stime satellitari, risulta che nell’area artica la temperatura media è salita di 2.4 gradi centigradi negli ultimi cinquant’anni. Tale rialzo termico vanifica l’azione delle precipitazioni che non riescono a riequilibrare il ghiaccio. Secondo le ultime stime elaborate dal satellite Cryosat dell’Agenzia Spaziale Europea, dal 2003 al 2012, è stata riscontrata una diminuzione dei ghiacciai del 36 per cento all’inizio dell’autunno e del 9 per cento durante l’inverno. Una stima certamente drammatica, da valutare con senso critico, che necessiterà di ulteriori conferme.
Un nuovo studio dell’Università di Washington, a conferma di questi dati, spiega che lo scioglimento estivo dei ghiacci sta accelerando rispetto al declino iniziato negli anni Ottanta. Le stime che erano state ipotizzate sono ancora ottimiste, la perdita potrebbe avere un ritmo più serrato rispetto a quanto accennato dai ricercatori l’estate scorsa. A questa velocità sarà molto difficile agire per arrestare lo scioglimento: il ghiaccio artico è di un tipo molto sottile e poco resistente alla disgregazione.
Per qualcuno, infine, è già cominciato il conto alla rovescia. Secondo Peter Wadhams, uno dei maggiori esperti di ghiacci al mondo, nell’estate del 2015-2016 ci sarà il crollo finale, un vero e proprio collasso definitivo che darà vita a uno dei peggiori disastri ambientali globali mai registrati nell’epoca moderna. Tanto che Wadhams, dell’Università di Cambridge, esorta a considerare in modo urgente nuove idee per ridurre le temperature nel mondo.