PALERMO – Il braccio di ferro continua. La risoluzione presentata in Commissione Salute dai meloniani per prorogare i contratti del personale impegnato nell’emergenza pandemica sulla base delle esigenze delle varie Asp siciliane è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Un’iniziativa letta come l’intenzione di scavalcare l’assessore Giovanna Volo e nei fatti lo stesso presidente Renato Schifani. Le note stampa al vetriolo di ieri sono solo un assaggio dell’aria avvelenata che si respira a Palazzo dei Normanni. Fonti vicine al presidente della Regione parlano di una “linea di demarcazione” che non può essere superata.
La risoluzione non concordata con Palazzo d’Orleans è uno schiaffo che Schifani (“molto irritato” lo dipingono i suoi) non può accettare. Per almeno due ragioni. Da un lato non può a livello d’immagine fare passare l’idea che si entri nella pubblica amministrazione senza concorso pubblico, dall’altro per affermare la propria leadership sugli alleati (che finora l’hanno spuntata su vari fronti).
Da qui i toni durissimi usati ieri con tanto di crisi di governo paventata. Ma il muro contro muro è netto perché anche i meloniani di fare marcia indietro non vogliono sentirne parlare sia per portare a termine il percorso di stabilizzazione intrapreso da Ruggero Razza nei mesi scorsi sia per l’impegno parlamentare a livello nazionale che ha portato al decreto milleproroghe.
“Perché Schifani alza questo muro a difesa della Volo? La domanda da porsi è questa”, dicono a microfoni spenti i meloniani che pongono l’accento sulla “eccesso di difesa di un assessore che non ha subito un attacco”. Il non detto, o sussurrato a microfoni spenti, è la debolezza dell’assessore Volo.
Così il muro contro muro che potrebbe risolversi soltanto con una mediazione in Commissione, va avanti.