Presi con pistole e passamontagna | Possibile legame con la mafia

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20 Marzo 2014, 06:15

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PALERMO – Sono stati trovati incappucciati, con le mani coperte da guanti e pronti ad impugnare le due pistole poggiate sul sedile dell’auto, una vecchia Fiat Uno rubata. Pronti per una rapina oppure c’è dietro qualcosa di più? Una pista investigativa tira in ballo la mafia.

Fabio Pispicia, 43 anni, e Sergio Giacalone, 44 anni, sono stati bloccati in via piazza Lolli, non lontano dalla Zisa dove pochi giorni fa i killer hanno crivellato Giuseppe Di Giacomo. Sono entrambi incensurati. Pispicia è fratello di Salvo, considerato un mafioso di calibro del mandamento di Porta Nuova e oggi detenuto, cognato di Tommaso Lo Presti, uno dei boss tornati di recente in libertà. La polizia li ha arrestati martedì sera in seguito ad una segnalazione arrivata al 113. Gli agenti si sono messi sulle tracce dei due dopo un lungo inseguimento. E’ stata una rapidissima sequenza di scene da film quella a cui decine di residenti e commercianti hanno assistito tra le strade della zona di via Dante: i due, ancora con il volto travisato, alla vista delle volanti hanno tentato una fuga disperata a piedi, abbandonando la macchina in piazza Lolli.

Poi sono stati rintracciati tra via Dante e via Cusmano, dove sono scattate le manette. Nella piazza, nel frattempo, la polizia ha perquisito il mezzo, risultato rubato nel 2011. Si tratta di due incensurati, arrestati per porto abusivo d’arma da fuoco e la cui posizione adesso è da chiarire. Ma soprattutto, bisognerà accertare cosa avessero in programma durante la loro sosta che non è passata inosservata a chi ha lanciato l’allarme al 113. I due, con cappuccio e passamontagna, sarebbero infatti rimasti a lungo fermi nello stesso punto di piazza Lolli, nei pressi del civico 3, destando sospetti che sono sfociati nella chiamata alla polizia, che adesso sta indagando per scoprire quali fossero i loro piani.

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Secondo gli investigatori è chiaro che i due uomini sarebbero entrati in azione da lì a poco, con l’obiettivo di mettere a segno una rapina o forse qualcosa di più. Resta da chiarire chi, o cosa, avessero preso di mira. Le due pistole a tamburo trovate nella Fiat Uno erano cariche e senza sicura. Pronte all’uso, insomma. La polizia non esclude che avessero pianificato di rapinare uno dei negozi della zona, d’altronde erano le 19,30 quando è arrivata la segnalazione al 113 e forse aspettavano il momento migliore per fare irruzione in uno dei locali. Un’altra ipotesi, però, sarebbe quella che vorrebbe i due, come un commando di fuoco, pronto a sparare, a pochi giorni dall’omicidio di Giuseppe Di Giacomo alla Zisa. E di questo gli investigatori dellla Squadra mobile hanno a lungo discusso ieri con i pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia.

Il comportamento dei due arrestati ricorda il modus operandi della banda che nelle ultime settimane ha aggredito e rapinato tre imprenditori palermitani. Come nel caso del titolare del Punto Snai di via Perpignano, finito nel mirino dei malviventi domenica sera. In due lo hanno atteso all’esterno del centro scommesse. Avevano il volto coperto da “scaldacollo” e cappucci, in pugno due pistole, di fronte alle quali Giovanni Costa, 39 anni, ha consegnato tutto quello che aveva, cinquemila euro ed un Rolex. Gli investigatori non escludono che i due stessero aspettando la vittima davanti alla sua abitazione.

Ora gli uomini della squadra mobile di Palermo sono al lavoro per capire se gli arrestati facciano parte della banda che ha teso gli agguati a Riccardo Costa, titolare dell’omonimo bar di via Gabriele D’annunzio, e a Guido Gattuso, titolare della pizzeria “Arcimboldo” all’interno del Tc2. Tutte ipotesi al vaglio dei poliziotti che stanno indagando sugli ultimi casi di rapine violente che, come ha spiegato nei giorni scorsi il vice questore Carmine Mosca, sarebbero opera dello stesso gruppo criminale.

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20 Marzo 2014, 06:15

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