La seconda sezione della Corte d’appello di Palermo ha confermato la condanna a sette anni di carcere per Calogero D’Angelo e a due anni e mezzo per la moglie Concetta Bertolino accusati di usura. Secondo gli inquirenti, i due avrebbero avviato un meccanismo standardizzato che prevedeva prestiti prevalentemente in contanti o con assegni provenienti da conti correnti intestati ad altre vittime. I tassi annui di interessi passivi oscillavano tra il 120 e il 294%. D’Angelo, conosciuto come “Gino l’americano”, era un fruttivendolo del quartiere Capo. Dalla sala colloqui dell’Ucciardone, in cui è stato detenuto per diversi mesi, parlava con i suoi familiari e dettava loro ordini, chiedendo notizie su chi non aveva ancora restituito il prestito versato, compresi gli interessi maturati. Nel processo si è costituita parte civile una delle vittime con l’assistenza degli avvocati Fausto Amato e Marco Manno.
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