Processo Cimò, è “giallo” |sull’intercettazione in carcere

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16 Novembre 2013, 18:15

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CATANIA – Il caso di Mariella Cimò, sin dal giorno della sua scomparsa, nell’agosto del 2011 si è tinto di giallo e di mistero. Quando non esiste un cadavere un’inchiesta subisce molte battute d’arresto. Per la Procura di Catania, però, l’anno scorso il quadro indiziario era completo: il marito Salvatore Di Grazia, infatti, fu arrestato con l’accusa di omicidio e soppressione di cadavere. Durante la sua detenzione in carcere, a Piazza Lanza, il 77enne fu intercettato e il 4 dicembre durante una conversazione dove parlava dei suoi cani con il suo compagno di cella avrebbe pronunciato una frase “compromettente”: “Quannu muriu mia moglie...” (Trad. Quando morii mia moglie..).

E proprio la parola “muriu” è stata al centro del dibattimento nell’ultima udienza del processo che si celebra davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Rosario Cuteri. L’interrogativo logico è: come poteva sostenere Salvatore Di Grazia che sua moglie era morta se in realtà Mariella Cimò risultava solo scomparsa. Secondo l’accusa, rappresentata dal Pm Busacca, sarebbe un ulteriore elemento sul fatto che sia lui l’assassino: non poteva pronunciare quella frase se non sapesse che sua moglie è deceduta. Il perito che ha avuto l’incarico di trascrivere le intercettazioni è stato ascoltato nel corso dell’udienza. L’intercettazione ambientale presenterebbe diversi elementi di disturbo e fruscii e la parola “muriu” non sarebbe così chiara. La difesa, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Rapisarda,  infatti ha sottolineato proprio la “difficile comprensione” della parola. Tanto che è stato chiesto alla Corte di poter ascoltare l’audio in aula.

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L’udienza è continuata con l’interrogatorio del figlio di Massimo Cicero, Andrea Gabriele. Il pronipote della Cimò – soprattutto nel corso dell’esame della difesa – ha raccontato di alcuni casi in cui la zia si sarebbe allontanata da casa senza avvertire andando anche fuori dalla Sicilia per motivi di salute. La deposizione del teste però è stata interrotta in quanto Cicero avrebbe rilasciato queste dichiarazioni già alla difesa prima dell’inizio del processo, ma il verbale di queste dichiarazioni non sarebbe stato inserito del fascicolo del Pm e, per questo, uno dei legali della parte civile ha chiesto il rinvio dell’udienza. La Corte ha fissato la prossima udienza al 13 dicembre, che si aprirà proprio con la continuazione dell’interrogatorio di Andrea Gabriele Cicero.

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16 Novembre 2013, 18:15

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