Pnrr, Scilla: "Errori ma la Sicilia è fuori ingiustamente"

Pnrr, Scilla: “Errori ma la Sicilia è fuori ingiustamente”

Parla l'assessore all'Agricoltura e dà la sua versione dei fatti
L'INTERVISTA
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5 min di lettura

PALERMO – “Errori tecnici e materiali nell’inserimento dei progetti in piattaforma, vero. Problemi e affanni di una burocrazia insufficiente, vero. Esclusione giusta dai fondi del Pnrr, falso. Falso pure il mantra strumentale che bolla come non esecutivi e monchi i progetti siciliani: non può essere un algoritmo improvvisato a decidere le sorti della nostra agricoltura, è in ballo la rivoluzione in una rete irrigua che concordo nel definire indecorosa, degna in molte parti di una regione desertica dell’Africa, con tutto il rispetto per i paesi africani”. L’assessore all’Agricoltura Toni Scilla, che mercoledì prossimo a Roma affronterà il grande nodo dei 422 milioni negati con il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, non ci sta a passare per un arrampicatore di specchi; piuttosto per uno che si intesta “da assessore una battaglia giusta, malgrado sia noto che chi ha presentato i progetti, cioè i Consorzi di bonifica, sono enti autonomi sotto tutti i profili. Ma la posta in palio è troppo importante”.

Assessore, cosa andrà a raccontare la Sicilia a Patuanelli?
“Andremo a sostenere una pozione politica netta, ma non nel senso del confronto sterile fra posizioni politiche, piuttosto contestando il cambio in corsa di criteri di valutazione che non erano stati concordati, fra i ventitré che hanno deciso, con la freddezza di un algoritmo, le esclusioni. Andremo a dire che la Sicilia è stata attaccata, esclusa, umiliata e che non può essere la freddezza di un numero a deciderne i destini. Lo scippo alla Sicilia è un fatto che possiamo argomentare e non è la prima volta che vi assistiamo”.

Eppure molti tecnici, oltre allo stesso ministero, insistono sul fatto che i criteri erano stati, anzi, ampiamente condivisi in Conferenza Stato-regioni.
“Non è vero, o almeno non completamente. Quando parlo di privilegio in favore delle regioni del Nord, non lancio uno slogan. Dico che all’ultimo momento, per esempio, e senza concordare con noi, è stato assegnato un punteggio maggiore al parametro della siccità estiva che ha gettato in emergenza vaste zone irrigue del Centro-Nord. La beffa è che in molte aree la Sicilia soffre di siccità strutturale e cronica. Pensi alla piana di Gibbesi, nel Gelese. Lì giace un progetto (Consorzio 5, Rete irrigua dipendente dall’invaso Gibbesi, oltre trentuno milioni di euro, ndr ) pronto che permetterebbe di far rifiorire letteralmente l’agricoltura in una zona che, come molte altre, soffre di processi di desertificazione. Altro che siccità stagionale”.

Non possiamo negare le evidenze della griglia della piattaforma Dania, però. Ci sono “no” a voci inaspettate, come la valutazioni di impatto ambientale, le schede tecniche Cta, le verifiche e loro date, i misuratori, persino le autorizzazioni. Come farsi male da soli…
“Vogliamo concludere che le domande sono state inoltrate in qualche caso non perfettamente o anche commettendo errori materiali? Vogliamo dire che la burocrazia attuale non può affrontare la sfida di questo enorme flusso di investimenti o che qualcuno, per dirne una, può aver scritto Poc invece che Fsc in ordine alle fonti di finanziamento progettuale originarie? Sono il primo a riconoscere i problemi, ma ciò non mette in dubbio la esecutività normativa della maggior parte dei nostri progetti. Su questi fondi specifici sono stati aggiunti parametri che non sono stati condivisi: quello della siccità è un esempio. Chiederò al ministro di cambiarli”.

La maggior parte? Quindi alcuni, esecutivi non sono. Ricorda quanti e quali?
“Poche unità, ma le dico di più: non importa neppure questo. Un progetto definitivo ma non ancora esecutivo ha la possibilità del soccorso istruttorio, con l’integrazione dei documenti. Con un paio di progetti è andata proprio così, e se ancora manca qualcosa perché bocciare invece di inserire nella lista intermedia dei progetti rivedibili che pure era prevista? Poi, se non fossero stati esecutivi, i Consorzi non avrebbero neppure potuto caricarli con successo in piattaforma. Esistono anche le commissioni per la valutazione dei progetti. A Patuanelli ricorderemo anche questo”.

Qualcosa continua a non quadrare, ne convenga. Questi errori potrebbero essere l’inizio della fine per un fiume di danaro che l’assessore all’Economia Armao ha stimato in 50 miliardi in pochi anni. La Regione è davvero esente da colpe nel non aver formato o mantenuto una dirigenza all’altezza?
“Convengo tranquillamente sul fatto che la burocrazia va migliorata e arricchita. Fosse poi il governo regionale il responsabile diretto, capirei questo accanimento da parte di certi detrattori. Cosa vuole, io anziché massacrare i Consorzi di bonifica e defilarmi, preferisco pensare che è una battaglia che riguarda la Sicilia e la sua economia. Ma ce le dia il governo nazionale finché sarà necessario, le professionalità che servono per intercettare tutte e bene le opportunità del Pnrr: noi non possiamo assumere, si sa”.

Ma Draghi lo ha detto pure nella lingua della legge (la 108 del 2021) che le Regioni erano autorizzate a fare esattamente come lui, dotandosi di una burocrazia parallela qualificata in grado di sbrogliare la matassa Pnrr.
“Abbiamo chiesto al ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta, che invece i concorsi può bandirli e le assunzioni le sta facendo, di dirottare personale in Sicilia. Finché avremo il blocco delle assunzioni, dobbiamo necessariamente fare squadra tutti insieme”.

Torniamo alla vera, unica vittima: la sgangherata rete irrigua siciliana. Insufficiente, vecchia e piena di amianto fra condotte e giunture.
“Parliamo di fondi di vitale importanza e non possiamo in alcun modo permettere che vadano persi. La rete è in condizioni che non esito a definire disastrose. Confido, confidiamo non soltanto sulla felice conclusione di questa vicenda, ma pure sulla nuova legge in approvazione all’Ars sulla riforma dei Consorzi di bonifica: verranno gestiti direttamente dai proprietari dei fondi dopo che la Regione se ne sarà assunta criticità e debiti”.
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