16 Novembre 2008, 15:53
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Il blitz è stato anticipato di un giorno. Qualcuno aveva avvertito dell’imminente arrivo degli uomini del nucleo di polizia giudiziaria della Forestale. Per domani era stato pianificato un controllo per verificare se le denunce su presunti maltrattamenti degli asini panteschi, al centro di un progetto pilota dell’Azienda Foreste, fossero reali. Questa mattina a San Matteo nelle pendici del Monte Erice si sono presentati un veterinario e un tecnico per cercare di coprire mancanze e vessazioni patite dai poveri asini.
Sin dalle prime luci della giornata i due si erano cominciati a prendere cura degli animali. Stavano tagliando le unghia lunghissime degli asini e curando, finalmente, le ferite. L’attività dei due non è sfuggita ad uno degli uomini del comandante Gioacchino Leta che era appostato per verificare quanto avveniva in quella zona. Così attorno alle 10 nella zona sono arrivati gli uomini del nucleo di pg di Palermo e di Trapani e hanno cominciato a constatare quello che in tanti avevano denunciato, che gli asini a San Matteo sarebbero stati maltrattati. Circa settanta animali, di questi 23 sarebbero in pessime condizioni di salute per alimentazione inadeguata. “Stiamo sequestrando ogni cosa – dicono gli uomini del nucleo di Pg – L’attività è in corso. Non si può dire altro. Potremmo essere più precisi nelle prossime ore”. Secondo indiscrezioni sarebbero stati trovati medicinali scaduti e anche confezioni di materiale dopante. E dire che questo progetto di conservazione era stato presentato in modo altisonante. All’interno di un quadro più ampio di conservazione e salvaguardia della biodiversità degli asini è costato fino adesso svariate centinaia di migliaia di euro. Lo scenario, come si legge nella presentazione del progetto, era stato scelto il demanio forestale di San Matteo (sulle pendici del monte Erice -TP). In quest’area, dove esistevano già delle infrastrutture idonee, è stata iniziata nel 1989 la “paziente” attività di recupero di una delle razze asinine più pregiate e ormai considerata estinta, “l’asino pantesco”, la cui culla di origine è l’isola di Pantelleria. “Tra i muretti a secco dei terrazzamenti il contadino pantesco coltivava i prodotti della terra, accompagnato da un fido compagno, l’asino, che con agilità si muoveva tra i dislivelli del terreno. – prosegue la presentazione che alla luce delle foto appare una beffa – L’asino pantesco – tra le razze asinine più antiche d’Italia – ebbe origine da incroci fra soggetti di razza africana e soggetti siciliani”. Una pregiata razza di asini con caratteri genetici e somatici assolutamente originali: testa piccola, con grandi occhi; collo lungo e muscoloso; petto largo; spalla e torace molo sviluppati; groppa larga; arti molto robusti e muscolosi; pelo corto, liscio, molto lucido, untuoso al tatto; muso quasi bianco; addome e faccia interna delle cosce bianchi; scarsi crini nella coda; temperamento vivace; andatura veloce e sicura. Un’altra caratteristica ha fatto dell’asino di Pantelleria una delle più ricercate ed apprezzate razze asinine del bacino del Mediterraneo: la sua capacità di riproduzione di muli robusti e longevi. Appena una settimana fa era stata data la notizia che Nando uno splendido stallone di asino di Pantelleria, insieme ad altri tre esemplari, avrebbe lasciato l’allevamento di San Matteo ad Erice, per partire alla volta della Liguria, dove verrà affidato dall’azienda regionale Foreste demaniali al Parco Nazionale delle Cinque Terre. Un’esperienza già fatta a Castelbuono e allo Zingaro. Un gruppo di fortunati viste le condizioni in cui vivevano altri piccoli animali.
di Ignazio Marchese
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16 Novembre 2008, 15:53