Quando finisce un amore | Si divide il centrodestra etneo

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17 Novembre 2013, 06:00

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CATANIA. Magari non sarà stata la notte dai lunghi coltelli ma di sicuro la scissione maturata, due giorni fa, all’interno del Pdl nazionale ha finito con lo scoprire le carte in tavola anche nel centrodestra catanese. Del resto, alle falde dell’Etna c’era chi aveva provato a campare di rendita stando con un piede qua ed uno di là. In attesa di una collocazione: ergo, in attesa di comprendere quale fosse il treno migliore da prendere. Adesso, però, dopo l’implosione pidiellina (in fin dei conti annunciata da tempo) è arrivato inevitabilmente il tempo delle scelte. E non è più mica una questione di falchi o colombe. E nemmeno di correnti o di dover preservare rapporti di amicizia ultradecennali. In ballo c’è la visione stessa della politica e, probabilmente, del modo stesso di fare politica.

E se in politica la forma è anche sostanza, a Catania quasi paradossalmente sono gli ex An che hanno finito col restare fedeli al Cavaliere. Una presa di posizione inequivocabile dettata da una parte nel non voler affatto seguire le aspirazioni da “grande centro” proposte da Angelino Alfano e che schiacciano l’occhio agli esuli di Scelta Civica ed all’Udc; dall’altra, nel non credere in alcun modo nella riproposizione di un partito che stia a destra del centrodestra come quel Fratelli d’Italia “ideato” dall’ex ministro Ignazio La Russa o come le rivendicazioni alleanzine di un altro ex (alla vicepresidenza del Senato) Domenico Nania. Ed allora, ecco che nella squadra di Berlusconi restano il deputato nazionale Basilio Catanoso attuale presidente provinciale del Pdl; il deputato regionale Salvo Pogliese che, però, non ha votato il documento presentato in consiglio nazionale dove si sancisce la (ri)nascita di Forza Italia e che lunedì pomeriggio riunirà gli amministratori che gli sono vicini; il sindaco uscente del capoluogo etneo, Raffaele Stancanelli, rimasto fedele a Maurizio Gasparri. Ed ancora, nella lista pro-Cav c’è Marco Falcone e, sempre a proposito di ex, anche l’ex fedelissimo di Castiglione, il senatore della Repubblica Vincenzo Gibiino. Non tutti, però, sono convinti del nome. Quella scelta, “Forza Italia”, proprio non va giù a tanti. “Praticamente piace solo a lui”, spiega una fonte presente al consiglio nazionale di venerdì: ovvero, piace solo a Berlusconi. Ma tant’è.

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Sul versante opposto, si è delineata anche l’altra squadra conseguenza diretta dello scisma. A Catania, seguono Alfano, il coordinatore regionale del Pdl e sottosegretario Giuseppe Castiglione; il senatore paternese Salvo Torrisi; il capogruppo del Pdl all’Ars, Nino D’Asero; l’eurodeputato Giovanni La Via ed, ovviamente, l’oramai ex riferimento isolano del cavaliere e sindaco di Bronte, Pino Firrarello. “Siamo pronti a dialogare per uscire dalle emergenze che attanagliano la Sicilia e l’Italia”, spiegano.

Sta di fatto che il fuoco incrociato tra le due anime dell’ormai superato Pdl è appena cominciato. Perchè quella in atto è una scissione che, ora, si appresta a vivere una seconda fase: le due anime del centrodestra si preparano, infatti, a fare la conta degli amministratori sparpagliati per la provincia e a dar vita a nuovi gruppi all’interno dei consigli comunali. A partire da proprio dall’assise catanese, in un’altra partita nella partita tutt’altro che scontata. Il primo vero terreno di sfida è già servito.

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17 Novembre 2013, 06:00

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