Raciti vince le primarie | del Pd unito e dimezzato - Live Sicilia

Raciti vince le primarie | del Pd unito e dimezzato

Affluenza quasi dimezzata rispetto a due mesi fa. Il candidato sostenuto da tutte le correnti tranne Areadem supera il 61 per cento. Una buona notizia per il governo di Crocetta. E ora si potranno sbloccare i dossier rimpasto e manager della Sanità

PALERMO – Fausto Raciti è il nuovo segretario del Pd siciliano. Ma i gazebo dove il giovane deputato è stato eletto sono rimasti quasi vuoti. Alla fine, infatti, alle primarie del Pd sono andati a votare in pochi. Il dato dell’affluenza al gazebo è stato modesto (anche se il calo era atteso in casa Pd) e probabilmente emblematico del momento che vive il “popolo” del più grande partito di centrosinistra, che solo due mesi fa si era mosso in massa per eleggere segretario Matteo Renzi. Quello stesso Renzi, che liquidando Letta e scegliendo una scorciatoia per approdare a Palazzo Chigi senza l’incomodo del voto, ha forse lasciato spiazzata la base dei democratici. I risultati si vedono nei numeri. Certo, i congressi regionali non hanno l’appeal mediatico di quelli nazionali, ma il tracollo è talmente massiccio (56 mila elettori in meno, quasi il 50 per cento) e repentino che sarebbe difficile non leggervi i segnali di uno smarrimento da parte degli elettori democratici per lo spettacolo che in questi giorni è andato in scena a Roma. Nell’Isola, infatti, si passa dai 129 mila ai gazebo di due mesi fa a 73 mila votanti di oggi. Insomma, la “gente” ha disertato i gazebo, lasciandoli ai tesserati e all’entourage di partito.

In Sicilia, tutti i capicorrente avevano trovato la quadra sul nome del giovane Fausto Raciti, deputato nazionale di area Cuperlo, paracadutato a Roma da Bersani alle ultime Politiche senza passare dalle primarie. E per gli artefici dello strano patto tra nemici che ha benedetto la sua candidatura, spinta da tutte le correnti (anche quelle che si erano fatte una guerra spietata su tutto fino al giorno prima) meno che Areadem, anche in questo caso le primarie dovevano ridursi per il giovane acese a poco più che una formalità. Con l’apparato schierato tutto o quasi al suo fianco, Raciti aveva passeggiato nelle consultazioni fra gli iscritti, sfiorando il 70 per cento. Al gazebo, il risultato del parlamentare trentenne è stato leggermente ridimensionato.

Alla fine Raciti c’è l’ha fatta, ottenendo più del 61 per cento dei consensi. La corsa solitaria del segretario uscente Giuseppe Lupo ha fatto registrare comunque un risultato ragguardevole (“straordinario” lo ha definito l’interessato). Il politico palermitano, che partiva da un 22 per cento ottenuto nei circoli, ha raggiunto il 33. È rimasta sostanzialmente al palo rispetto al 5 per cento ottenuto tra gli iscritti Antonella Monastra, candidata dell’area Civati, che si attesta intorno al 5,5 per cento.

Il successo di Raciti non è stato generalizzato in tutte le province. A Caltanissetta la vittoria di Raciti è stata bulgara (a Gela ha viaggiato sul 90 per cento). Il neosegretario ha vinto bene anche a Siracusa, a Catania (dove Lupo però s’è difeso con onore). A Messina città, nel feudo elettorale di Francantonio Genovese, uno dei pochi big al suo fianco, Lupo vola, strapazzando il giovane sfidante. Ma ancora più significativo è il risultato del segretario uscente a Palermo città: qui Lupo batte Raciti, proprio a casa di Davide Faraone e Antonello Cracolici, tutti big schierati con il giovane candidato unitario. In compenso, Raciti ha battuto il suo competitor in provincia. Lupo vince anche a Ragusa, mentre Enna consegna un plebiscito al candidato scelto da Mirello Crisafulli.

La vittoria di Raciti è una buona (e attesa) notizia per il governo di Rosario Crocetta, che troverà un interlocutore più ben disposto nella segreteria del suo partito dopo il rapporto conflittuale con Lupo. La fine del congresso e la ritrovata unità del partito dovrebbero sbloccare adesso un paio di passaggi, come la nomina dei 17 super manager della Sanità, che arriverà a giorni, e forse anche il rimpasto di governo, reclamato dai partiti minori della coalizione e gradito alle correnti del Pd, pronte a piazzare propri uomini negli assessorati chiave. Ma alla luce dei numeri di oggi, la vera sfida per il Partito democratico sembra essere quella di ritrovare un feeling con il suo elettorato.

 


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