Rapinatore tradito dal suo orgoglio:| "Nel Bingo mi sono portato i soldi" - Live Sicilia

Rapinatore tradito dal suo orgoglio:| “Nel Bingo mi sono portato i soldi”

Un frame della rapina al Bingo

Le intercettazioni sul colpo al bingo di via Molinari

PALERMO – Il colpo si era concluso nel migliore de modi, con un bottino da 68 mila euro. È nella fase successiva che sono stati smascherati. I poliziotti sono stati abili a ricostruire gli spostamenti dei rapinatori e a sfruttare i loro errori. Su richiesta della Procura di Palermo il giudice per le indagini preliminari Ermelinda Marfia ha ordinato l’arresto di cinque persone, quattro in carcere e una ai domiciliari, per la rapina dello scorso giugno ai danni della sala Big Bingo di via Bernardino Molinari. (leggi chi sono gli arrestati)

Le telecamere
Gli agenti della sezione reati contro il patrimonio della squadra mobile hanno estrapolato le immagini di una serie di telecamere di sicurezza piazzate attorno a via Bernardino Molinari. Il giorno della rapina quattro persone erano giunti in sella a due scooter Honda Sh percorrendo la strada contromano. Zoomando si vedeva che uno dei due motocicli aveva il parafango anteriore danneggiato. Questa la ricostruzione della Procura: Angelo Cardella e Clizia Bertolino entrarono e si diressero verso la tabaccheria all’interno del locale. Mentre distraevano la cassiera, ripetendo più volte la marca delle sigarette, Donzelli entrò pistola in pugno e si fece consegnare la chiave della cassaforte. Franco Piano faceva da Paolo e teneva d’occhio gli scooter da utilizzare per la fuga. Sono scappati in direzione Via Galileo Galilei e poi sul ponte di Viale Lazio, dove sono stati ripresi da un altro occhio elettronico mentre si allontanavo in direzione Trapani.
Non è tutto. Quello stesso giorno, prima della rapina, i due motocicli erano transitati da via Pasiello con i soli guidatori in sella. Indossavano gli stessi vestiti e gli stessi caschi utilizzati dai rapinatori. Uno dei due era Angelo Donzelli, in quel momento sottoposto agli arresti domiciliari. I poliziotti hanno scaricato una foto dal suo profilo Facebook per un ulteriore riscontro. Quindi hanno convocato Gaetano Geraci, il quale ha confermato che si trattava del suo scooter e che alla guida c’era il cognato Francesco Piano.

Tutti intercettati
Il passaggio successivo fu la convocazione degli indagati alla squadra mobile. Quando i poliziotti notificarono l’atto a Clizia Bertolino, la ragazza chiamò subito Cardella: “Dobbiamo vederci, punto. Mezza parola Tony. Mi sono venuti a suonare gli sbirri a casa…  squadra mobile di Palermo… mi hanno lasciato una notifica ci devo andare io venerdì”. Stessa cosa Cardella che sospettava già di cosa si potesse trattasse: “Te lo ricordi il Bingo? …tu non ti preoccupare, se c’è qualche cosa di grave, te lo avrei detto Clì, vediamoci subito perché ti devo parlare per come devi rispondere e cose…”.
Anche Geraci chiamò la moglie: “Basta che non mi devono arrestare… non so se è qualcosa per il motore, io glielo dico che lo ha lui… è inutile che mi prendo responsabilità”. Quindi contattò la sorella: “… il motore dove si trova Nu? Ti scoccia? Prendi il motore in questo momento e si deve andare a mettere nel garage e si deve chiudere, non deve camminare più il motore completamente… no, in questo momento io sto salendo, lo vedi ti apro il garage e la chiudete al garage da me, ci mettiamo la catena e mi date le chiavi… perché io non posso combattere più”. Anche Piano era stato convocato e alla moglie diceva: “… io ci devo andare per soverchieria, che mi devo fare arrestare di soverchieria. Giusto è? Cioè hanno parlato con Gaetano ed ora cercano a me, cercano? Cioè, significa che io arrivo là e mi arrestano”.

Orgoglio e confessione
Il 20 settembre 2019 erano tutti alla Mobile. Nei nastri magnetici è finita l’involontaria confessione di Cardella che diceva a Bertolino:   “…  a te, non ti fanno niente. Se devono sbattere un mandato di cattura me lo sbattono a me. Hai capito?… l’unica cosa che, I’unica cosa diciamo che… che mi può fottere a me, lo sai quale è? La chiamata che ho fatto io a quello con il motore. Solo questa mi può fottere. E basta. Solo questa. Del resto non hanno più niente. Del resto, del resto non hanno più niente. Allora perché non mi arrestano a me?”.
Cardella temeva che Angelo Donzelli avesse parlato: “Minchia è strano. È strano. Se è lui il confidente. Me la prendo in culo, capito? Però affaccia. Al processo, affaccia. . . domani, a coscienza. Io vengo, mi faccio sette anni. Esco e poi, ooh. Apposto?… facoltà di non rispondere. Non lo conosci… io ho la facoltà di non rispondere, gli dice: ci vediamo a processo…E bene che… mi fanno il confronto? Mi fanno il confronto? Dice conosci?…Io non so chi sia. A costo che mi prendo anche dieci anni di carcere. Ma io non ti conosco. Io so come si sta in galera”.
Poi suggeriva alla donna come comportarsi: “Occhio tu con il telefono non ne parlare più di questi discorsi… quando tu vedi che io ti dico che fa ci vediamo stasera ci andiamo a bere una birra significa che ti devo parlare e tu mi devi dire subito si… Ok? Se tu vedi che ti dico subito cosi… già hanno il mio numero questi butta sangue (riferito ai poliziotti)”.
Infine la ragazza gli raccontava cosa avevano detto i poliziotti sul conto di Cardella:  “… dice che tu sei un rapinatore di quattro soldi”. Cardella si sentiva ferito nell’orgoglio e sbottava: “Tu ci dovevi dire il rapinatore di quattro soldi… lo sai che ci dovevi dire tu? Però il rapinatore di quattro soldi nel Bingo te I’ha messa in culo”. “Sì proprio così ci dovevo dire. Cosi ti arrestavano”, spiegava la ragazza. E Cardella rilanciava: “Che mi sono portato cinquantacinque mila euro… qua non ce I’ho messa in culo hai capito?”.


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