PALERMO – “Vado via, ma credo che nulla sarà più come prima”. Il procuratore generale d’Appello della Corte dei conti Pino Zingale annuncia il suo addio alla Sicilia. È stato lui, pochi mesi fa, a ‘bocciare’ per la prima volta nella storia della Regione il bilancio regionale, in occasione del giudizio di parifica, “che è stato per troppo tempo un rito, una formalità. Credo che quella presa di posizione ha impresso una svolta. Adesso vado, guiderò la Sezione giurisdizionale a Trento: per me una promozione, una grande soddisfazione. Certo – scherza – avrei preferito restare al caldo, ma si tratterà di una bella esperienza”.
Dal suo punto di osservazione che Sicilia vede? Come stanno i conti pubblici, dopo i cinque anni di Crocetta e a pochi mesi dall’arrivo di Musumeci? La Regione è guarita, malata, moribonda?
“Credo che oggi la Regione si possa definire in ‘prognosi riservata’. Sono ancora molti i nodi che rischiano di venire al pettine in occasione del prossimo giudizio di parifica: se ne occuperà chi verrà dopo di me”.
Lei sottolinea che andando via, lascerà il “caldo”. Si riferisce anche al clima istituzionale dei mesi scorsi? Alla temperatura dei rapporti col vecchio governo?
“Sicuramente quello appena trascorso è stato un anno molto intenso. I rapporti col governo che non c’è più non sono stati spesso facili, mentre quelli col nuovo esecutivo sembrano improntanti a un maggiore rispetto e a una maggiore collaborazione. Fin dall’insediamento, hanno voluto incontrarmi o contattarmi il governatore Musumeci, il presidente dell’Ars Micciché e l’assessore all’Economia Armao. Hanno chiesto chiarimenti e consigli, e ho apprezzato questo approccio. Ovviamente, è presto per un giudizio definitivo. Per quello bisognerà aspettare i fatti e le prime scelte della giunta. Il precedente governo, invece, ritengo che a volte si sia lasciato andare a reazioni sopra le righe….”.
La stessa critica che quel governo aveva rivolto a lei: quella di essere andato un po’ fuori dai binari connessi al suo ruolo…
“… ma i fatti hanno dato ragione a me. Le faccio un esempio: quando io scrissi ad Ardizzone spiegando che l’approvazione del rendiconto avrebbe bloccato il ricorso che io avevo presentato a Roma contro la seconda parifica, è accaduto proprio quello che avevo previsto. Ma lo scopo di quella nota al presidente dell’Ars ovviamente non era quello di dire ai parlamentari se approvare o non approvare. Era, diciamo così, una informazione che davo a loro, affinché fossero pienamente consapevoli della responsabilità che si assumevano nell’approvare un rendiconto che portava con sé molti dubbi sulla propria effettiva regolarità”.
E il prossimo giudizio di parifica ci dirà qualcosa in merito, probabilmente… L’ultimo si era chiuso con una clamorosa sorpresa: lei che chiede di non approvare il bilancio, non era mai successo…
“… e penso che quel passaggio segni una svolta storica. L’adunanza per la parifica non può ridursi a un semplice rito. Anche l’opinione pubblica adesso pretende, giustamente, che lì si compia una verifica della gestione della cosa pubblica”.
Come mai prima non era mai successo? È il Procuratore – cioè lei – che ha voluto osare un po’, o la situazione è davvero così grave da imporre una presa di coscienza generale?
“La Procura ha fatto il suo lavoro, mettendo in luce una condizione dei conti davvero preoccupante. A questi elementi si è aggiunta la riforma della contabilità pubblica, che ha imposto il rispetto di alcune regole rigide, mentre prima era tutto un po’ più fluido. Adesso, se un comportamento va fuori da certe regole, te ne accorgi subito. E noi lo abbiamo spiegato”.
Eppure, il Partito democratico ha fondato la sua ultima campagna elettorale anche su uno slogan legato ai conti. ‘Bilancio risanato: fatto’, diceva, più o meno…
“… mi lasci solo dire che ritengo quello slogan quantomeno inappropriato. Penso, anzi, che molte delle questioni che abbiamo sollevato nel corso del giudizio di parifica siano ancora tutte lì”.
A cosa si riferisce? Quali sono gli aspetti più critici dei conti della Regione?
“Innanzitutto l’indebitamento che grava pesantemente sul futuro dei nostri figli. Un debito enorme che non ha però dato luogo né a investimenti, né a sviluppo, ma è servito solo per coprire le spese correnti. E questo indebitamento si porta dietro un’altra questione”.
Quale?
“Il tema delle anticipazioni chieste allo Stato e alla loro ‘sterilizzazione’. Una recente delibera della Sezione delle Autonomie ha spiegato che in questo caso non si è operato in modo corretto. E in occasione della prossima verifica emergerà il problema del rientro da questo ulteriore indebitamento che costerà alla Sicilia qualcosa come 30 milioni di euro l’anno”.
È questo, quindi, secondo lei, il problema maggiore dei conti siciliani?
“Ce n’è un altro che a mio parere è di primaria importanza. Mi riferisco alla Sanità: la rete ospedaliera presentata dal vecchio governo era insostenibile dal punto di vista finanziario. Se fosse davvero entrata a regime avrebbe fatto saltare in aria i conti. Lo spiega dettagliatamente una relazione che abbiamo chiesto al direttore generale Antonio Candela, oggi nelle mani del neo-assessore Ruggero Razza. Quest’ultimo, dopo aver visto i dati ha commentato: ‘Ci siamo salvati per un pelo’. Insomma, servirà una nuova rete degli ospedali che dovrà mantenersi entro i binari della sostenibilità economica”.
Nel corso dell’ultima campagna elettorale per le Regionali, il Movimento cinque stelle aveva annunciato che, in caso di vittoria, avrebbe chiesto una ‘due diligence’ sui conti della Regione. Ci può spiegare di cosa si tratta?
“Sinceramente non so a cosa si riferissero. Bisognerebbe chiedere a loro. Quella è una analisi che si compie nelle società private, una valutazione dell’impresa dal punto di vista economico. Semmai, è previsto che l’Ars possa chiedere alla Sezione di controllo verifiche mirate su alcuni settori, specifici approfondimenti. Ma non so se il Movimento cinque stelle si riferisse a questo strumento”.
Insomma cosa ci dobbiamo aspettare dal prossimo giudizio di parifica? Sorprese, come accaduto nella scorsa estate, o il ritorno alla vecchia “messa cantata”?
“Credo che tornare al vecchio ‘rito’ della parifica ormai sia impossibile. Con la nostra scelta di chiedere di non approvare il bilancio si è segnato un punto di svolta. La gente si aspetta dalla Corte dei conti un approccio positivamente critico. Alla gente non interessa più la forma, ma la sostanza. Specie in questo momento che la Regione che sto per lasciare è malata. Anzi, in prognosi riservata”.