PALERMO – Qualche sfogo isolato e tante bocche cucite nella Lega palermitana dopo le tre espulsioni e le numerose sospensioni seguite al documento dei ‘ribelli’. Da Bruxelles, invece, l’europarlamentare Annalisa Tardino rompe il silenzio e pur con una premessa conciliante (“servono dialogo e unità, sotto la guida del commissario Candiani, per l’unico progetto credibile di cambiamento”) getta un salvagente a chi ha manifestato il suo malumore nei confronti del responsabile Enti locali per la Sicilia occidentale, Igor Gelarda, e del commissario provinciale di Palermo, Antonio Triolo, ritrovandosi però con un provvedimento disciplinare sulle spalle avallato dai vertici del partito: secondo l’avvocato licatese non si può non ascoltare e poi “sanzionare” i militanti. Una nuova uscita pubblica che accende ulteriormente i riflettori sulla guerra interna al Carroccio made in Sicily.
“Nessuna regia esterna ha orientato la scelta dei consiglieri, di certo errata nel modo, di manifestare pubblicamente il malessere tutto interno alla lega palermitana”, è l’esordio dell’europarlamentare licatese che non nasconde il suo malcontento per il pugno duro utilizzato nei confronti degli aderenti al documento della discordia: “Una richiesta, ribadisco errata, di ascolto in forma pubblica, dopo tante, vane, evidentemente, per un dialogo costruttivo sulle scelte nei territori di riferimento”, osserva”. Tardino cita Salvini (“il nostro capitano”) e si schiera con i dissidenti ricordando che “l’imperativo non premia”: quel Salvini che “ci esorta – dice – a non stare nei palazzi ma nelle piazze tra la gente ad ascoltarla. Allora, non ascoltiamo ma poi sanzioniamo?”.
Una stoccata anche contro “la risonanza mediatica” data ai provvedimenti disciplinari stabiliti in una riunione a cui ha partecipato il commissario regionale del Carroccio, Stefano Candiani, e nel corso della quale, secondo quanto fanno trapelare fonti leghiste, sarebbe giunto un messaggio di “appoggio” da parte di Salvini alla linea dettata da Gelarda e Triolo. Candiani, dal canto suo, è sbottato soprattutto per il metodo utilizzato dai dissidenti: “C’è spazio per le opinioni, ma niente uscite pubbliche che danneggino il partito”, è il senso di quanto affermato dal senatore di Busto Arsizio a cui Salvini ha affidato la costruzione del partito in Sicilia. Quell’errore, però, osserva oggi Tardino, è lo stesso che viene contestato agli aderenti al documento ai quali l’eurodeputata riconosce un’attenuante: “Sono per lo più giovani militanti con scarsa esperienza e non dirigenti”.
Sullo sfondo restano le divisioni che risalgono alle ultime elezioni europee, quando l’exploit elettorale di Tardino portò il giovane avvocato licatese a conquistare un seggio. Dietro di lei Francesca Donato: l’intesa tra le due donne leghiste si contrappone allo schieramento di Gelarda, che però gode della fiducia dei vertici messa nero su bianco con le espulsioni e le sospensioni dei ribelli. Tra questi, intanto, domina il silenzio: poca voglia di parlare e tanti distinguo rispetto all’adesione a un documento che al momento, secondo quanto verificato da Livesicilia, è stata confermata da nove nomi. Domenico Agosta, consigliere comunale di Cammarata (Agrigento) si tira fuori dalla mischia: “Non posso sapere nulla delle dinamiche palermitane del partito”, dice smentendo la sua adesione a quanto scritto dai dissidenti. “Vogliamo soltanto più democrazia”, afferma, invece, Michele Rizzo, consigliere comunale di Bagheria che ritorna sulla nomina di Valerio Puleo a commissario del Carroccio nella cittadina alle porte di Palermo: “Nessuna preclusione sul nome, ciò che non abbiamo accettato è il metodo con cui è stata decisa la nomina”. Conferma il proprio dissenso anche Luca Seminerio, consigliere comunale di Lercara Friddi: “Abbiamo chiesto aiuto a Candiani e invece ce lo siamo ritrovato contro – dice -. Ho lavorato per mesi al progetto della Lega e dopo le elezioni sono stato lasciato solo. Non è un problema di nomi ma di mancanza di dialogo con il territorio”. Francesco Stabile, consigliere della quinta circoscrizione, conferma “consapevolmente” quanto riportato sul documento, e lo stesso avviene anche per il collega Andrea Aiello. C’è chi si limita a confermare l’adesione senza rilasciare alcuna dichiarazione, chi non risponde al telefono e chi taglia corto senza neanche smentire o confermare: “Preferirei chiudere la telefonata”, le uniche parole di un dirigente del Carroccio il cui nome compare sulla lista della discordia ma che preferisce trovare rifugio nel silenzio.