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Sanità: ‘Bottino di guerra per politici, affaristi e cerchi magici’

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03 Novembre 2021, 16:32

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PALERMO – Negli ultimi vent’anni la sanità siciliana è stata “un bottino di guerra, una terra di mezzo da conquistare, un’occasione per fabbricare vantaggi economici e rendite personali”. La relazione della Commissione regionale antimafia è un atto di accusa durissimo.

La politica nella migliore delle ipotesi ha abdicato al ruolo di controllore, nella peggiore ha fatto della sanità un avamposto di potere per spartirsi le nomine e accaparrarsi il consenso elettorale. La relazione sulla “sanità siciliana, le interferenze della politica e gli aspetti corruttivi” è stata approvata all’unanimità dalla commissione presieduta da Claudio Fava.

Il processo che si è concluso in primo grado con la condanna, tra gli altri, dell’ex manager Antonio Candela e di Fabio Damiani, ex responsabile della Centrale unica di committenza che gestiva gli appalti regionali, è solo l’ultimo tassello “che ci ha mostrato la labilità del confine che separa certa supponente antimafia dalla pratica della corruzione”.

Quella legge disattesa

La politica, dicono i commissari, quando governatore era Raffaele Lombardo, aveva annunciato una stagione di cambiamenti. Si voleva sottrarre le nomine della sanità a un turn over dettato solo da “pratiche clientelari e fedeltà elettorale”. I buoni propositi furono addirittura messi nero su bianco in una legge, quando assessore era Massimo Russo, un magistrato chiamato per fare pulizia. La legge definiva criteri, limiti e modalità per la selezione delle cariche apicali nelle aziende sanitarie, ridimensionando – almeno nelle intenzioni – il peso e l’invadenza della politica.

Valutazioni politiche

E affinché le nomine fossero al di sopra di ogni sospetto il governo regionale disse di volersi affidare per una scrematura dei curricula alla competenza di un istituto collegato alla Bocconi. Non andò come previsto. Per stessa ammissione di Russo, “noi scegliemmo undici direttori generali. Gli altri sei invece furono scelti dall’albo dei seicentotrentaquattro, ovviamente con altri criteri. Dovetti, come dire, non cedere ma, insomma accettare anche le valutazioni di tipo politico”.

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Il “cerchio magico” di Rosario Crocetta

E il peggio, dicono i commissari, doveva ancora arrivare. Vennero i giorni del presidente della Regione Rosario Crocetta, del cerchio magico, “una sorta di organismo parallelo di consultazione, al servizio permanente del presidente della Regione”. E fu questo questo ristretto gruppo di “consiglieri” del presidente ad avere un ruolo determinante “nel progressivo e logorante processo di isolamento riservato alla dottoressa Lucia Borsellino, assessore alla Salute dall’ottobre 2012 al luglio 2015”.

Nessun rispetto per il cognome Borsellino

Borsellino si dimise. Non ci fu il rispetto “dovuto ad un assessore e ad una famiglia il cui cognome dovrebbe rappresentare per tutti i siciliani esempio e monito di limpidezza umana e civile”. In quel cerchio magico c’erano innanzitutto, scrivono i commissari, il manager dell’ospedale Villa Sofia di Palermo Giacomo Sampieri e il chirurgo plastico, e medico personale di Crocetta, Matteo Tutino che in quell’ospedale divenne primario.

Nel maggio 2020 una nuova tappa. Anzi un terremoto, con gli arresti di Damiani e Candela e di alcuni imprenditori. Si sarebbero tutti accomodati al tavolo della spartizione illecita degli appalti. Le gare sarebbero state pilotate in cambio di tangenti. Funzionava così, secondo l’accusa che ha retto al primo grado di giudizio, in quello che Candela definiva “il condominio della sanità”.

“Solo i concorsi garantiscono il merito”

Ed oggi? Restano i costi esorbitanti di alcuni servizi in convenzione, dalla dialisi all’ortopedia, alla pediatria. E c’è pure il Covid. Lo stato di emergenza che impone di fare le cose in fretta porta con sé il rischio di corruzione e favoritismi. In un momento in cui si inizia a parlare, con insistenza, di stabilizzare il personale assunto con varie tipologie contrattuali, la commissione regionale antimafia priva a tracciare la via maestra. Per coprire i deficit di organico, che la pandemia ha mostrato in tutta la loro evidenza, “solo lo sblocco delle procedure concorsuali potrà garantire un accesso trasparente ai ruoli della sanità pubblica. Riducendo il potere di condizionamento della politica e ristabilendo il primato del merito nelle procedure di assunzione”.

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03 Novembre 2021, 16:32

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