PALERMO – Monta giorno dopo giorno il caso di malasanità (molto presunta, a quanto pare) che ha investito il reparto di Nefrologia pediatrica dell’Ospedale dei Bambini di Palermo e – di conseguenza – l’azienda ospedaliera Civico.
Il trasferimento di Desiree Farinella
La storia può essere riassunta in poche righe. La mamma di un bambino ricoverato ha scritto a ‘Repubblica’ una lettera a dicembre per lamentare gravi disservizi che sarebbero avvenuti addirittura sei mesi prima. La vicenda “scuote” il presidente della Regione Renato Schifani che riceve la donna e subito dopo minaccia provvedimenti severi. Che arrivano puntualmente, con decisione del 2 febbraio a firma di Walter Messina. Il neo nominato manager del Civico con il suo primo atto ufficiale decide di trasferire (e demansionare) Desiree Farinella, responsabile della direzione medica di presidio.
La reazione di medici e sindacati
Adesso, dopo la presa di posizione di medici e sindacalisti, si può dire tranquillamente che il caso è solo all’inizio. Anche perché le verifiche di Asp, assessorato alla Salute e Nas, effettuate dopo la pubblicazione della lettera ma prima del provvedimento del manager, non avrebbero confermato le contestazioni della madre. Secondo la donna i bambini venivano svegliati all’alba per i prelievi e non ci sarebbero stati i contenitori per le urine. Inoltre, sempre secondo la denuncia, gli operatori del reparto avrebbero avuto comportamenti irrispettosi e i giocattoli a disposizione dei bambini sarebbero stati inadeguati così come i locali della ludoteca. E allora? Perché un provvedimento così duro e frettoloso, decisamente anomalo, su una vicenda che il manager non poteva conoscere nei dettagli, che non sembra supportata dai documenti e che il precedente manager (Colletti) non aveva voluto firmare? E’ questa la domanda che circola tra i corridoi del reparto dove è stata manifestata solidarietà alla collega “epurata” al Civico.
Critiche dure al provvedimento
Il deputato (e medico) Giorgio Trizzino va giù duro sul suo profilo Facebook. Trizzino parla di “giustizia sommaria compiuta in nome di una malcelata voglia di affermare un potere che ormai la politica non rappresenta più nei confronti dei cittadini”. Francesco Sammarco, presidente del Comitato consultivo aziendale (Cca) del Civico, ritiene che “la politica doveva trovare il capro espiatorio”. Perfino il parroco della vicina parrocchia di San Giuseppe Cafasso è sceso in campo per manifestare solidarietà alla dottoressa Farinella, apprezzata “non soltanto come medico ma anche per l’impegno nel sociale”. Prima di loro si erano levate più voci di dirigenti sindacali e dei colleghi della Farinella che con varie sfumature hanno criticato la legittimità del provvedimento (“atto precipitoso”, “processo sommario”). Voci che hanno parlato di “una politica volta alla strumentalizzazione dei fatti a vantaggio degli interessi del momento, che continua ad ignorare i problemi atavici della sanità e che manca di chiarezza sulle strategie e sui programmi riguardo alle sfide future”. A queste critiche si sono aggiunte anche quelle del deputato regionale FdI Marco Intravaia e di altre sigle sindacali.
Pensieri e parole – è fin troppo evidente – che non hanno il sapore della retorica difesa della “casta”, come talvolta può essere accaduto in passato ma che invece lasciano trasparire un malcontento molto più ampio che può sfociare in qualcosa di molto più grosso. Ecco perché siamo solo all’inizio.