CATANIA – La partita a scacchi per le nomine della sanità rimescola le carte nel centrodestra e pare che arrivi un messaggio chiaro al gruppo Lombardo-Miccichè.
Nessuna casella che conta, nella sanità catanese, da sempre epicentro del potere Lombardiano, è stata affidata a nuovi direttori o manager “vicini” all’ex governatore.
Nel frattempo Totò Cuffaro e soprattutto Luca Sammartino mantengono ruoli chiave. Stesso discorso per Forza Italia, con le varie anime “ascoltate”, come quella di Marco Falcone e Fratelli d’Italia, lì dove il braccio di ferro interno sembra aver superato alcune criticità, in base ai primi nomi che circolano.
L’intervento di Schifani
Il quadro chiaro si avrà soltanto oggi, come da ultimatum del presidente della Regione, Renato Schifani, che ha ribadito che le nomine devono essere “effettuate tra soggetti di acclarata competenza e professionalità” e “sono competenza esclusiva dei manager, nell’ambito dell’autonomia e delle prerogative assegnate loro dalla legge”.
Se le Asp, gli ospedali e i Policlinici siciliani non raggiungeranno gli obiettivi assegnati dal mio governo, – ha aggiunto successivamente il presidente – soprattutto per quanto riguarda l’abbattimento delle liste d’attesa, insieme ai manager delle Aziende decadranno automaticamente anche i direttori amministrativi e sanitari, le cui nomine si stanno completando in queste ore”.
‘Scacco al re’
A separarli sono poche decine di passi. Nel quadrilatero di piazza San Domenico a Catania si ergono due palazzi del potere: quello dell’Asp etnea e quello della Regione. L’uno di fronte all’altro, come la Cattedrale che vigila sul Municipio. Il rito di stretta osservanza, negli ultimi 20 anni, è stato praticato da tutti i governatori della Regione: i lombardiani hanno avuto un ruolo chiave nella sanità.
Non solo per l’operato dell’ex assessore regionale alla Sanità Giovanni Pistorio, motore di grandi ospedali e intese, ma anche per uno dei colonnelli di punta di Lombardo, Antonio Scavone, già manager dell’Asp. Ma dopo più di un ventennio, tra i corridoi tirati a lucido dell’azienda sanitaria etnea non si aggira più un manager che possa dirsi, almeno ufficialmente, “legato” a Raffaele Lombardo.
E questo ha un valore particolare per le nuove nomine dei direttori generali, sanitari e amministrativi: molti di loro sono stati “creati” e sostenuti anche in momenti critici proprio da Raffaele Lombardo storicamente.
Le tensioni in Forza Italia
Bisogna fare un passo indietro. Mentre maturavano le scelte, in Forza Italia è scoppiato il caso della sospensione di Edy Tamajo, il ras dei voti, da parte dei probiviri, per “le offese” a Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera dei deputati. La sospensione poi è stata “sospesa”, ma poco dopo c’è stato un colpo di scena.
Gianfranco Miccichè ha deciso di passare nel gruppo con Raffaele Lombardo, che ha rilanciato il percorso di federazione con Forza Italia degli autonomisti. I rapporti tra Mulè e Lombardo sono strettissimi e il ‘laboratorio Chinnici’, alle ultime Europee, ha rafforzato l’asse che lega Catania con Palermo e Roma, che anche Antonio Tajani, leader azzurro, avrebbe gradito.
Ma contemporaneamente il borsino è cambiato scatenando l’anticiclone delle nomine in un’estate già incandescente.
Lo scacco al re
L’ipotesi più “Lombardo-friendly” dava “certa” la designazione di Sabrina Cillia all’Asp di Catania, già all’Asp di Enna con Francesco Iudica, il cognato di Raffaele Lombardo.
Ma i più arguti si spingevano oltre con la “quasi ufficialità” della scelta, sempre tra i manager, di Gianfranco Di Fede, dirigente di radiologia all’ospedale di Acireale, ritenuto in quota Forza Italia, ma legatissimo al colonnello autonomista Antonio Scavone.
Di tutta risposta, Giuseppe La Ganga, ritenuto da alcuni un ‘sammartiniano di ferro’, designato proprio in contrasto con Lombardo a capo dell’Asp catanese, ha nominato Tamara Civello, apprezzata manager, pure lei ritenuta “in quota” Forza Italia e Giuseppe Reina, chirurgo ritenuto vicino all’ala musumeciana di Fratelli d’Italia.
Le altre designazioni
E a scorrere le altre nomine in salsa etnea, risulta difficile scorgere qualche manager che possa apparire portatore dello stendardo Lombardo-Miccichè. Sicuramente non al Cannizzaro, dove si parla molto del presunto rapporto diretto tra il manager Salvatore Giuffrida e la presidente del consiglio Giorgia Meloni, oppure nei due direttori nominati, Monica Castro (ritenuta vicina a Sammartino) e Diana Cinà, per la quale avrebbe tifato Marco Falcone di Forza Italia. Stesso copione al Garibaldi guidato dal dg Giuseppe Giammanco (ritenuto in quota FI), che ha designato Mauro Sapienza (ritenuto vicino al presidente dell’Ars Gaetano Galvagno) e confermato l’uscente direttore amministrativo Giovanni Annino.
Stesso discorso al Policlinico dove però le designazioni sono in sospeso. Il direttore amministrativo Rosario Fresta andrà in pensione tra pochi mesi. Il direttore sanitario è ancora in sella, Antonio Lazzara, ritenuto quasi vicino a Lombardo. Su quest’azienda sanitaria potrebbe giocarsi qualche carta a favore dell’ex governatore autonomista. Che resta sotto scacco matto e senza la guida dell’Asp Catania. In giornata, però, sarà tutto più chiaro.