PALERMO – Il processo di fusione tra Diventerà Bellissima e Fratelli d’Italia è già realtà. La deputata Giusy Savarino, ex portavoce del movimento dell’ex presidente Nello Musumeci, lo dice a chiare lettere. In attesa che si crei la squadra di governo, la deputata dice la sua sullo stato dell’arte della maggioranza chiamata a guidare la Regione.
Onorevole, felice per la riconferma all’Ars?
Certo è stato un risultato molto positivo, ho raddoppiato i voti di cinque anni fa: la conferma di una crescita e di un apprezzamento degli elettori della mia provincia per il lavoro svolto nel corso dell’ultima legislatura.
Brucia ancora la mancata ricandidatura di Nello Musumeci?
Io credo che la scelta fatta da Giorgia Meloni di individuare nella rosa dei nomi il presidente Schifani e quella di portare a Roma il presidente come riferimento per il partito in Sicilia siano due scelte che hanno avuto il grande apprezzamento degli elettori e dei dirigenti di Fratelli d’Italia.
FdI è il primo partito in Sicilia. Quanto ha pesato l’apporto di Diventerà Bellissima?
Notevole, considerando che tutti i deputati uscenti che facevano parte di Diventerà Bellissima nella scorsa legislatura sono stati rieletti, ma non mi piace più parlare di Diventerà Bellissima in Fratelli d’Italia.
Vivete da separati in casa con i meloniani della prima ora?
No per nulla. Fratelli d’Italia è un partito che non ha correnti che si riconosce nella leadership di Giorgia Meloni, di cui siamo orgogliosi e attendiamo che diventi a giorni la prima presidente del consiglio donna. Per me che sono una donna impegnata in politica questo è fondamentale. Abbiamo trovato in Fratelli d‘Italia una grande accoglienza: è casa nostra. E stiamo lavorando per rendere il partito ancora più forte, coeso e determinante nelle scelte della politica sia siciliana sia nazionale.
Come si comporrà la squadra di governo? Teme che ci possano essere frizioni con gli altri partiti della maggioranza?
Io ho visto il presidente Schifani molto attento ma anche molto determinato. Questo mi fa pensare che sarà assolutamente capace di trovare una sintesi che rispecchi il peso politico ma anche le esigenze di chi come lui deve dare delle risposte importanti in un momento difficile per la regione siciliana legato alla crisi economica, al caro bollette e alle conseguenze della guerra e dei costi energetici arrivati alle stelle.
Lei potrebbe fare parte di questa squadra di governo? Il suo nome viene spesso tirato in ballo anche da noi giornalisti…
Immagino perché sono stata riconfermata e sono alla mia quarta legislatura quindi ho un’esperienza che vi fa pensare questo. Ma non dipende da me. Dipende innanzitutto al mio partito che deve inserirmi in un rosa dei nomi da proporre al presidente Schifani che dovrà fare le sue valutazioni anche in ordine alle competenze di ognuno di noi. Quindi è assolutamente presto per dirlo e non sono io a determinarlo.
A proposito di Sicilia. Pensa che le richieste di Fdi, quattro assessori più la presidenza dell’Ars, saranno accolte dal presidente Schifani?
Abbiamo fatto una riunione molto cordiale con il presidente Schifani. E’ legittimo che Fratelli d’Italia faccia le stesse identiche richieste che cinque anni fa furono accordate a Forza Italia. E’ legittimo che il presidente Schifani le recepisca e le valuti secondo le esigenze di chi deve coordinare una maggioranza. Noi siamo il primo partito, sia in Italia sia in Sicilia, possiamo offrire al governo Schifani non solo il lavoro leale e affidabile di un gruppo competente in Ars, ma anche la possibilità di avere a Roma una sponda importante attraverso i nostri deputati e senatori e il governo che sarà guidato da Giorgia Meloni. Per cui ritengo che il presidente Schifani queste opportunità le valuterà positivamente.
Che cosa ne pensa del criterio dei deputati-assessori individuato da Schifani?
Devo dire che condivido il principio espresso dal presidente Schifani. Del resto, è inequivocabile che alcune criticità che sono state del governo Musumeci sono state frutto anche di diversi suoi assessori che erano sganciati rispetto ai gruppi parlamentari e all’Ars e questo ha creato frizioni. Quindi volere costruire un rapporto più in sintonia tra il governo e l’assemblea può sanare le criticità del passato e permetterci di aprire una stagione di riforme.