Cronaca

Sbarchi, virus, il mercato della paura|L’unica risposta è l’azione

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14 Luglio 2020, 11:30

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Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, secondo quanto riportano le agenzie, ieri ha dichiarato: “Abbiamo avuto un aumento degli sbarchi autonomi, non delle Ong, quindi difficilmente controllabili ed è stato importante avere un’interlocuzione con Tunisia e Libia che sono i Paesi da cui maggiormente provengono i migranti. Ho delle aspettative su questo aspetto, speriamo di vedere qualcosa di concreto dopo l’estate”.

In questa frase c’è un elemento che sembra stonare con il riconoscimento dell’emergenza. Da un lato si sottolinea un dato reale, dall’altro si rimanda la concretezza all’autunno. Premessa: è vero che il ministro è molto attivo e che i vertici (oggi uno è in programma) sono all’ordine del giorno, ma forse occorrerebbe maggiore attenzione a Palazzo Chigi, perché gli sbarchi dei migranti, innestati con le preoccupazioni della pandemia, potrebbero comporre una miscela altamente esplosiva, come dimostra la polemica nata dai controlli a Pozzallo.

Bisogna, ovviamente, delimitare il campo e distinguere. C’è una propaganda nazionale che compra e vende i suoi prodotti al mercato dalla paura. Sono inaccettabili i toni drastici sulle invasioni, il rigoglio social di contenuti ansiogeni a scopo di consenso, come le proposizioni di odio contro chi cerca semplicemente una vita meno sventurata. Chi cavalca con la retorica un problema che esiste non rende un buon servizio a nessuno, se non, forse, a se stesso, nel tempo della pandemia da coronavirus e dei suoi timori.

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Ma il problema, appunto esiste, C’è sempre stato. Soltanto che è reso ovviamente più percettibile dal frangente storico. I sindaci di Lampedusa e di Pozzallo, cioè il territorio, chiedono aiuto. I cittadini pretendono la sicurezza, anche se è contraddittorio che talvolta siano proprio quelli che si lamentano di un uso appropriato della mascherina. La questione non può essere affrontata, nemmeno in forma straordinaria, come un fatto di mero ordine pubblico. Serve una azione politica del governo che sia incisiva, che coinvolga tutti i paesi interessati e che non aspetti la fine dell’estate.

Il tavolo aperto con i Paesi africani di cui ha parlato ieri il ministro è un passo nella direzione giusta. Che a luglio, col mare buono, gli sbarchi aumentino è qualcosa di lapalissiano, un po’ come dire che d’inverno piove. Ma questa, giova ripeterlo, non è un’estate come le altre e sulla retorica dell’invasione si può innestare quella del rischio contagio, a prescindere da un pericolo eventuale. E tutto torna molto utile a chi ha l’interesse a spostare l’attenzione dell’opinione pubblica, mettendo in secondo piano ritardi e inefficienze nella gestione dell’emergenza, soprattutto dell’emergenza economica, a livello statale e regionale.

Agire è sempre il miglior antidoto contro la paura e il suo mercato.

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14 Luglio 2020, 11:30

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