PALERMO – Francesco Scoma è uno dei pesi massimi della rifondazione siciliana di Forza Italia. Il 2 ottobre, il senatore palermitano già storico campione di preferenze per gli azzurri, era stato fra quanti avevano sottoscritto il documento pro governo, nella drammatica conta interna al Pdl, preludio della scissione. Ma quando il momento della spaccatura è arrivato, Scoma non ha seguito Angelino Alfano e Renato Schifani, a cui era molto vicino, scegliendo di restare con Silvio Berlusconi nella nuova Forza Italia.
Come mai la scelta di non seguire le altre “colombe”?
“L’altra volta ci si è chiesti se era il caso o no di fare cadere il governo, poi il presidente Berlusconi si è convinto che non ne valesse la pena e abbiamo tutti votato la fiducia. Non è che ci fosse scritto che i parlamentari che firmavano quel documento avrebbero lasciato il partito”.
Da lì però è partito un tira e molla che si è concluso con lo strappo. Lei ha scelto Berlusconi. È stata una scelta facile?
“Io sono entrato in Forza Italia nel 1994 quando molti di quanti sono usciti adesso non c’erano, nemmeno Alfano e Schifani c’erano. Nel ’95 ero vicecoordinatore regionale del partito. Non ho nessun ripensamento”.
Ha citato Alfano e Schifani, a cui lei era ritenuto vicino. Le dispiace questo divorzio?
“Le separazioni fanno sempre dispiacere”.
Ne avete parlato insieme?
“No, no, ci siamo incontrati ma non ne abbiamo parlato. Tutto questo lascia dell’amaro, certamente, dopo tanti anni passati insieme. Berlusconi ha detto più volte che i toni resteranno pacati e che loro sono nostri alleati”.
Forza Italia in Sicilia deve ricominciare da capo. Come?
“Io in questi giorni ho ricevuto tantissimi messaggi, telefonate e mail di persone che avevano lasciato il Pdl e che si sentono rincuorati dal fatto che io sia rimasto all’interno del partito. Credo che per chi ne ha voglia, ci sia la possibilità di fare un grande lavoro. Noi certo rappresentiamo l’anima antica di Forza Italia. Ci sono altri, come alcuni amici ex An, o gli amici del Pid di Saverio Romano che si fonde con Forza Italia, quel che rimane di Grande Sud di Gianfranco Miccichè. Insomma c’è molto da fare. Negli ultimi anni in Sicilia abbiamo perso tutte le grandi città, bisogna ricostruire”.
Perché negli ultimi anni secondo lei il Pdl ha perso praticamente tutte le elezioni importanti in Sicilia?
“C’è stata una sofferenza nella classe dirigente locale che si occupava della scelta delle persone. Bisogna ricominciare dalla strada e riaprire il partito alle persone”.
Bisognerà anche riorganizzare i vertici del partito. Come si procederà?
“Bisogna rifarli in tutta Italia, non solo in Sicilia. I congressi vanno preparati. Io credo che intanto bisognerà affidare ad alcuni soggetti che sono titolati per farlo l’organizzazione sul territorio del partito”.
Lei si candida a guidare il partito siciliano?
“No, io metto a disposizione la mia persona per raggiungere degli obiettivi. Le battaglie si vincono insieme, non bisogna dividersi come è già accaduto. È chiaro che il primo scoglio importante sarà quello delle elezioni europee, in vista delle quali bisogna lavorare da subito”.