13 Gennaio 2022, 16:42
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PALERMO – I prefetti di Palermo e Trapani intervengono contro la fuga in avanti dei sindaci siciliani sul tema delle chiusure delle scuole e chiedono ai primi cittadini di fare un passo indietro. Fra le righe del garbo istituzionale c’è un vero e proprio richiamo all’ordine. Mentre nelle grandi città siciliane fioccano i ricorsi contro le ordinanze di chiusura e a Messina il Tar ha già sospeso la decisione di Cateno De Luca.
Il prefetto di Palermo Giuseppe Forlani, nella sua missiva indirizzata principalmente ai sindaci della provincia, traccia tutto il quadro normativo di riferimento. Ricorda anzitutto che secondo la normativa nazionale in tema di apertura delle scuole i presidenti delle Regioni o i sindaci possono derogare alle norme che vogliono l’apertura sono in casi eccezionali: in presenza di focolai o di “rischio estremamente elevato” di diffusione del Covid.
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Poi ricorda che il Presidente della Regione Nello Musumeci, con sua ordinanza ha ristretto ancora di più il campo delle possibilità di chiusura delle scuole ai soli “territori dichiarati zona rossa o arancione”. Possibile chiudere anche in circostanze di rischio estremamente elevato ma previo parere obbligatorio dell’Asp.
“Al riguardo – scrive il prefetto – si sottolinea che, allo stadio, nessun Comune della Provincia di Palermo risulta essere stato dichiarato zona rossa o arancione e dunque – prosegue Forlani – nella condizione di potere adottare provvedimenti di sospensione dell’attività scolastica. In ogni caso, aggiunge, serve il parere dell’Asp.
Il prefetto ricorda così il caso della Campania ed evidenzia come il provvedimento del Tar partenopeo stabilisca “l’illegittimità di provvedimenti restrittivi” in materia di chiusure delle scuole. Quindi Forlani conclude laconico: “si confida nella consueta collaborazione”. In altre parole: i provvedimenti sono illegittimi, fare un passo indietro.
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L’invito del prefetto di Trapani Filippina Cocuzza è meno duro va nella stessa direzione. L’invito ai sindaci è quello di riflettere “sul valore della didattica in presenza”. Poi Cocuzza sottolinea “la necessità di voler valutare ogni possibile diversa soluzione solo a seguito di specifica indicazione dell’Azienda sanitaria provinciale”.
Ai sindaci torna adesso la mano per assumere la prossima decisione: rientrare nei ranghi o continuare la crisi istituzionale.
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13 Gennaio 2022, 16:42