Se permettete, parliamo di stupri| (e di donne)

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09 Settembre 2012, 07:46

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PALERMO- E dunque lo stupro. Parola che è già una violenza consumata, perché si porta addosso e ti getta dentro la puzza di rancido, lo strappo. Tutto l’orribile che trapassa l’anima, violandola, da parte a parte, per mezzo del corpo. Che non è più nemmeno tuo, dopo l’invasione.

E’ rimbalzata nel desk di cronaca nera la storia della presunta violenza di Mondello. Alcuni lettori sono rimasti scioccati sia dal fatto che dal resoconto dei verbali. Ne è scaturita una guerricciola santa. Su un contrapposto terreno di conquista, pareri diversi e indisponibili alla conciliazione. Scambi fortificati sotto bandiere arcigne. Intorno al dibattito sull’evento possibile di una gravissima offesa, tracce di stupri ideologici, pure loro rancidi e rancorosi. Proviamo a parlarne, gettando via i vessilli.

La prima e più riconoscibile fazione riguarda i cultori della “bottanissima è”. Ricordate la celebre scena di “Divorzio all’italiana”. Il dirigente del Pci, tendente al democratico, quasi una decalcomania di Veltroni ante litteram, scandisce davanti alla platea di coppole un discorso pacato, pieno del “nostro bel Sud”, “dell’emancipazione della donna”, problema secolare risolto dai nostri “confratelli cinesi”. Al termine dell’omelia, domanda l’occhialuto funzionario di partito: che giudizio daremo della signora Cefalù? E dall’assemblea scaturisce il grido unanime: “Bottana!”. C’è questa ruggine dura a morire, un pregiudizio che non si scarnifica. E’ la donna, anzi la fimmina, semenza del diavolo, a provocare. E se il maschio ringalluzzito trasforma l’approccio in aggressione, povero lui e pessima lei.

Perché ha indossato la minigonna? Perché ha sorriso? Perché ha strizzato l’occhietto? Perché se l’è cercata? E non lo sa che il masculo ragiona con le mutande? Trattasi di analfabetismo sentimentale che non distingue la differenza tra un rapporto purchessia e la dinamica di un gesto inaccettabile. Ci sono uomini immaturi, attaccati al seno della madre e senza rotta: non capiscono quanto amore e quanti sguardi passino, per allontanarli, tra una carezza accettata e un dito infilato a forza nell’intimità.

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Esistono pure le seguaci insospettabili della “bottanissima è”. Ecco Ruby, cui fu immediatamente appioppato l’appellativo di “rubacuori” da severissimi censori della morale che scrivono su giornali importanti e che resero un’identità merce, slogan, marchio e contrabbando. Insomma: oggetto. Sappiamo che sul piatto insistono fattispecie distanti. Non ci sono legami tra le mille e una notte di Arcore e la spiaggia di Mondello, tra approcci carpiti e altri concessi, tra la negazione e il consenso. Eccetto uno. Anche le femministe e i femministi distinguono tra donna e donna, tra dignità e dignità, a seconda di dove li porti il cuore dell’inclinazione politica. Alcune creature vanno difese senza se e senza ma dal gallo italico, stupratore seriale o pappone sentimentale. Altre appartengono naturalmente al peccato. Sono complici, maschiliste peggio del maschio, copie della fisionomia nemica, vendute al gallismo. Chi subisce è giustamente vittima. Chi gioca con se stessa oltre un ordine bacchettone è carnefice, è come la signora Cefalù.

Reati o non reati, il demonio ha le ciglia finte. E’ il corpo, bellezza, è l’irrisolto contatto con la femminilità, che ha da essere regolamentata, scolpita in un’icona perbenista per meritare marce e riparo. Tra Ruby e Mondello intravvediamo la punta dell’Everest da scalare, su differenti pareti. Fimmina, soprattutto berlusconiana, significa… (la rima è intuitiva). La negazione genera mostri. Il consenso produce i buoni consigli e la riprovazione della gente che si sente come Gesù nel tempio. Bottanissima è.

C’è la fazione delle irriducibili. E’ colpa dell’uomo. Invariabilmente. Se una ragazza denuncia e un giornale pubblica i verbali, è evidente che siamo davanti al solito complotto machista che coinvolge i presunti (lo sottolineiamo) innocenti, il cronista (maschio) che mette a cuocere particolari scabrosi, per offrire una chiave di lettura e il mondo malato di sindrome fallica. C’è una perversa comunione d’intenti a danno del genere femminile. Sorelle, all’armi contro chi ci discredita con una narrazione che solleva nei moderati qualche dubbio. All’armi, vogliono sputtanarci, incenerirci, colpirne due per educarci tutte.

Il senso ruota nel perimetro di un dito. Questione finale. Era lecito riportare i verbali: “Lì uno dei due, quello più robusto, ha iniziato a palpeggiarmi, toccandomi il seno e mettendomi le mani tra gli slip e penetrandomi con un dito della mano”? Potremmo cavarcela, scrivendo che in troppi guardano, appunto, il dito. Ma sarebbe un’offesa per la ricostruzione cruda, per il dolore, per la ricchezza delle opinioni, ognuna sofferta e profonda a suo modo. Se permettete parliamo di stupri ed è un discutere sano fino all’eccesso d’espressione, se c’è la voglia di abbandonare le rispettive fortezze, emancipati (e) e libere (i). Uomini, donne, creature con dita, anime e corpi inviolabili che possono toccarsi. Così risolveremo il problema secolare, o proveremo a farlo, alla faccia dei confratelli cinesi.

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09 Settembre 2012, 07:46

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