02 Gennaio 2023, 05:45
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L’anno nuovo, per la Sicilia, ha le stesse sembianze di quelli vecchi: all’orizzonte si staglia una montagna di problemi, con labili speranze di risoluzione. Tra un anno, nel caso migliore, solo una piccola parte di guai sarà stata erosa. Nello scenario peggiore, avremo altri buchi da rammendare, tra brindisi e danze che potrebbero ricordare il Titanic pochi attimi prima dell’affondamento. La politica – si dice – gode di un oroscopo favorevole, per questioni di consonanze. Di centrodestra è la premier Giorgia Meloni, come il presidente della Regione, Renato Schifani e il sindaco di Palermo Roberto Lagalla. Ma è il classico auspicio che non si tradurrà in beneficio, se rimarrà soltanto tale. Non basta che le magliette delle squadre siano sovrapponibili. Ci vorrà uno sforzo immane della classe dirigente, sempre che sia in grado di compierlo.
Guardando Palazzo d’Orleans: il presidente Schifani si è adoperato, da subito, per scansare il ritratto che alcuni gli avevano appiccicato addosso. L’effigie di un uomo che ha detto sì, perché non poteva rifiutare la candidatura, ma che non si sarebbe affaticato troppo, essendo, oltretutto già stato, presidente del Senato. Il succo del discorso è: perché una ex seconda carica dello Stato dovrebbe lanciarsi nella trincea siciliana, armata metaforicamente di pazienza e tenacia? Perché non dovrebbe prendersela con calma? Da qui, in opposizione, l’attivismo presidenziale dei primi giorni, tra caro voli e risorse economiche da reperire. Alcuni l’hanno valutato segno sicuro d’efficacia, altri l’hanno giudicato poco più che un effetto speciale.
Lo stesso governatore, in una intervista con LiveSicilia.it, ha sottolineato il profilo che intende mantenere: “Non sono qui per riposare o per farmi tirare la giacchetta. E’ vero: ho ricoperto la seconda carica dello Stato, ma è, casomai, un vantaggio. Ho già raggiunto il massimo, non sono condizionabile da sentimenti di interesse legittimo. E’ una forza che voglio spendere per i siciliani”.
E qualcuno giura che l’inquilino di Palazzo d’Orleans covi già una prima ‘tentazione’. L’ideuzza di mettere mano al governo, cambiando qualche suo componente, magari tra un anno o poco più. La giunta è nata non senza polemiche, tra prescelti e scartati, anche per gli obblighi imposti dal contesto della maggioranza. Una discussione accesa – che, in qualche tono, è ignobilmente e colpevolmente tracimata – si è sviluppata, per esempio, sulla nomina dell’assessore al Territorio, Elena Pagana. Un altro nome nell’epicentro del dibattito politico è stato quello dell’assessore al Turismo, Francesco Paolo Scarpinato.
Chi è vicino al presidente Schifani lo descrive molto attento ed esigente circa l’operato degli assessori. In qualche circostanza c’è soddisfazione, in qualche altra ci sarebbero delle perplessità. Ecco perché, tra un anno o un anno e mezzo, ci potrebbero essere altre prove di forza. I mugugni? Messi nel conto, come ostacoli aggirabili. Chi, nel centrodestra, avrebbe la faccia di sabotare il presidente della Regione, impegnato nel suo cammino e non più all’inizio, per una vicenda di poltrone e strapuntini? (Roberto Puglisi)
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02 Gennaio 2023, 05:45