PALERMO – Per scongiurare lo smantellamento del sistema sanitario nazionale e a difesa della sanità pubblica e del diritto alla salute, la rete degli ambulatori popolari di Palermo, col sostegno di altre associazioni e della Cgil Palermo, è scesa in piazza a manifestare oggi. Erano centinaia le persone accorse al sit-in di protesta a Piazza Verdi, difronte al teatro Massimo. Ridondante lo slogan: “La sanità deve essere pubblica e di prossimità”. Presenti alla manifestazione anche i precari Covid.
I motivi della protesta
Tempi di attesa infiniti, mesi (se non addirittura anni) di ritardi e ticket sempre più onerosi, sono sono alcuni dei principali difetti di funzionamento della sanità pubblica che hanno spinto e spingono sempre più cittadini Palermitani a rivolgersi alle strutture o a studi privati in cerca di assistenza medica. Moltissimi malati, quelli possono permetterselo, per ricevere risposte in tempi utili alle loro patologie, si rivolgono infatti alle cliniche o a specialisti a pagamento. È in atto una corsa alla privatizzazione che gli ambulatori e i sindacati sperano di arrestare, perché sta di fatto costringendo i meno abbienti a rinunciare alle cure e relegando la sanità pubblica, “un tempo tra le migliori al mondo e che oggi si trova al diciassettesimo posto”, ad ruolo secondario.
È questa la denuncia di chi oggi è sceso in piazza. Il Sistema Sanitario Nazionale, dopo tre anni di pandemia in cui ci si è occupato quasi esclusivamente di Covid, avrebbe infatti bisogno di venire potenziato per rispondere alla sempre più crescente domanda e smaltire la mole di pazienti che si rincorrono in liste d’attesa sempre più lunghe e con appuntamenti sempre più lontani nel tempo. Ma la politica, a detta dei sindacati, sembra stia remando in tutt’altra direzione.
LEGGI ANCHE: “Palermo: le cure che mancano, in piazza l’altra Sanità”
La Cgil a fianco degli ambulatori
“La sanità a Palermo vive una delle sue peggiori stagioni. Questi tre anni di pandemia hanno acuito le mancate risposte ai bisogni di salute già esistenti. Oggi, quello alla salute, non è più un diritto costituzionalmente garantito ma un diritto finanziariamente condizionato, legato, cioè, alla quota di risorse che ciascuna famiglia è in grado di destinare dal proprio bilancio familiare”, dichiarano Laura Di Martino, segretaria Cgil Palermo e Tino Corrao, responsabile politiche della Sanità per la Cgil Palermo.
“Liste di attesa infinite, ricorso sempre maggiore a prestazioni rese dal privato, spostamento di posti letto dal pubblico al privato, introduzione di ‘prestazione a gettone’, ticket onerosi, definanziamento del Ssn, della riabilitazione e della tutela della salute mentale” sono il sintomo, secondo Di Martino e Tino Corrao, “di una corsa alla privatizzazione del sistema sanitario nazionale che va avanti anche a Palermo. In questo modo, – aggiungono – ogni giorno tantissimi cittadini, in particolare fragili e a basso reddito, sono costretti a rinunciare alle cure”.
L’organizzazione del servizio sanitario in Sicilia, secondo la Cgil Palermo, infatti, non riesce a soddisfare la domanda di salute dei cittadini siciliani concentrata prevalentemente nelle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Nella provincia palermitana, per esempio, che conta circa 1.253.000 abitanti, insistono 3 aziende sanitarie a rilevanza nazionale, concentrate nella città di Palermo (Ospedale Civico, Ospedale Cervello-Villa Sofia, Policlinico-universitario) e una Asp con 6 presidi ospedalieri carenti di reparti (Partinico, Ingrassia, Villa delle Ginestre, Petralia, Corleone, Termini Imerese).
La richiesta di un nuovo piano sanitario
“Ciò costringe i cittadini della provincia, bisognosi di cure specialistiche, a confluire su Palermo, con gravi disagi, costi economici, rischi di incidenti, inquinamento e ingorghi e congestionamento delle strutture – continuano Laura Di Martino e Tino Corrao –. Le lunghe liste di attesa per le visite specialistiche, la diagnostica, i ricoveri, la viabilità dissestata, la carenza di servizi pubblici inducono sempre più le persone a rinunciare alle cure o a rivolgersi a privati, pagando di tasca propria per visite e accertamenti diagnostici sempre più cari. I dieci distretti socio sanitari offrono servizi territoriali inadeguati e inefficienti. Pertanto, – concludono gli esponenti della Cgil – serve un nuovo piano sanitario siciliano e per la provincia di Palermo che decentri servizi e strutture di alta specializzazione e di prima categoria”.