CATANIA – Un tasto, un semplice click, la condivisione dell’immagine su un social network e l’inizio di un incubo. Quella che potrebbe sembrare una innocente fotografia scattata in spiaggia a vostro figlio, infatti, per molti potrebbe rappresentare invece un vero e proprio oggetto erotico. Allarme pedopornografia dilagante, ma gli usi e i costumi della generazione 2.0 sembra non se ne preoccupino più di tanto.
La ricerca. Secondo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori inglesi pare che più del 60% dei neo-genitori britannici pubblichi fotografie dei proprio figli neonati su facebook a meno di un’ora dalla loro nascita. Vera delizia per pedofili e maniaci ossessionati dalla ricerca costante nel web di fotografie nelle quali sono ritratti minori. “Non c’è nulla di male nel condividere il faccino sorridente del bambino – commenta a LiveSicilia Catania Don Fortunato di Noto fondatore di Meter, associazione da anni in lotta contro la pedofilia – il problema però si scatena quando ad essere diffusi sono scatti di nudità o nei quali i vostri figli, neonati e non soltanto, assumono determinate posizioni. Il pedofilo cerca costantemente tutto questo, una volta quindi arrivato alla fotografia del bambino, in lui crescerà il desiderio sessuale di possederlo”.
Il touch-screen. Ogni dispositivo tecnologico ormai ne è dotato, ma che legame c’è con la pedopornografia? “Non soltanto la vista, ma anche il tatto oggi più che mai aumenta il piacere. – prosegue Don Fortunato – Le fotografie quindi oltre ad essere viste, contemplate, ormai possono essere zoommate. Ingrandendo con le dita determinate zone intime, il pedofilo soddisfa sempre più la sua ossessione”.
Non soltanto neonati. II numeri: secondo i dati forniti da Facebook Italia nel 2012 erano 300.000 gli iscritti al noto social minori di 13 anni, una cifra destinata a crescere; ben il 99% dei ragazzi, poi, dai 13 ai 17 anni ha un proprio account. Come spiega il dirigente della Polizia Postale della Sicilia orientale Marcello La Bella, bisogna prestare maggiore allerta ai social network, non tutti infatti sanno che: “riguardo Facebook – spiega il dirigente – occorre fare molta attenzione al momento dell’iscrizione ad alcuni diritti concessi dall’utente sia alla società che a terzi”. Una distrazione che potrebbe costare cara.
Secondo i dati della Polizia Postale sono in netta crescita i casi collegati ad un illecito utilizzo della propria immagine così come quelli legati al cosiddetto “furto d’identità”. “Decine i casi che mensilmente vengono posti all’attenzione del mio Ufficio – prosegue La Bella – un’immagine che circola on-line può essere comodamente acquisita e utilizzata da terzi, se ciò avviene senza il consenso del legittimo titolare, che nel caso di minori sono i genitori, costituisce un illecito, una violazione penale prevista dalla legge sulla tutela dei minori (cosiddetta legge sulla privacy)”.
Come comportarsi? “Se qualcuno salva o condivide i nostri scatti si può esercitare il diritto di querela e/o avviare penali norme della violazione civilistica”, conclude il dirigente della Polizia Postale. Un iter lungo e tortuoso, incapace spesso di cancellare del tutto la macchia di violenza subita dal minore vittima alle volte, oltre che dell’ossessione del pedofilo, anche della noncuranza dei genitori.