17 Maggio 2013, 21:40
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MISILMERI (PALERMO) – “Abbiamo effettuato tutti i rilievi necessari, ma adesso si dovrà stabilire con certezza da dove sia partito il colpo. Ovviamente, calcoli di questo tipo sono più semplici quando tutti i soggetti interessati sono presenti, ma nonostante il bambino non si trovasse più sul letto perché trasportato d’urgenza in ospedale, la dinamica potrà essere ricostruita nella sua completezza”. Il colonnello dei carabinieri Enrico Scandone si trovava stamattina con i suoi uomini nell’abitazione di Piano Stoppa dove è avvenuta la tragedia. I motivi per cui il poliziotto avrebbe prima sparato un colpo di pistola al figlio di sette anni per poi puntare l’arma contro se stesso restano al momento un mistero: le indagini puntano a fare luce sulla tragedia e non trascurano l’ipotesi di un incidente.
“Il poliziotto potrebbe essere entrato nella stanza del bambino per avvicinarsi a lui e salutarlo – spiega Scandone -. In quel frangente potrebbe essere partito un colpo dalla sua pistola, poi potrebbe essere avvenuto il gesto estremo, ma è ancora tutto da valutare”. Sembrerebbe invece scartata, l’ipotesi di uno sparo che avrebbe raggiunto il piccolo per sbaglio, proprio durante il tentativo dell’uomo di uccidere se stesso. In questo caso, infatti, il 38enne non avrebbe avuto alcun motivo di trovarsi nella stanza del figlio.
Una manciata di secondi che ha stravolto la vita di decine di persone: dalla moglie, che ha raccontato di avere sentito due spari dalla camera da letto del bambino, fino ai colleghi del poliziotto, che stamattina non credevano alle proprie orecchie. L’uomo è stato infatti definito come una persona equilibrata, che non aveva mai manifestato particolari segnali di disagio o insofferenze gravi. Quello che è emerso dai racconti di chi lo conosceva bene, è soltanto una situazione economica precaria che si sarebbe manifestata qualche anno fa: problemi economici provocati da alcuni prestiti e da un mutuo che l’uomo avrebbe acceso tempo fa.
Ostacoli che comunque risulterebbero essere stati superati in seguito alla vendita dell’appartamento di proprietà che il 38enne aveva a Palermo. Poi, il trasferimento nella villetta dei suoi genitori, nella frazione di Piano Stoppa, nel territorio di Misilmeri: nell’abitazione il poliziotto viveva insieme alla moglie, al piccolo di sette anni e ad un’altra figlia, di quattordici anni. La famiglia oggi avrebbe dovuto partecipare ad una comunione: la partenza era fissata proprio per stamattina, ma è stato all’alba che la giornata è iniziata col sangue: la moglie ha trovato il marito a terra, con un colpo alla tempia. Il bambino era sul letto, sanguinava dalla testa.
E così, la donna ha lanciato l’allarme: si è ritrovata da sola, la figlia maggiore non era iin casa perché aveva trascorso la notte da una parente che l’avrebbe poi accompagnata a scuola. Poi, la corsa disperata dei soccorsi verso l’ospedale Civico per salvare il bambino, in condizioni gravissime sin da subito. Condizioni che nel pomeriggio sono peggiorate nonostante un delicato intervento chirurgico e che affievolisocno sempre più le speranze di un risveglio del piccolo. E, nel caso in cui la situazione evolvesse, il bambino riporterebbe quasi certamente gravissimi danni neurologici.
Nel corso delle indagini, adesso affidate alla polizia, verranno inoltre passati a setaccio i conti correnti del poliziotto. Bisognerà fare luce sulla sua reale situazione economica. In seguito ai primi accertamenti, infatti, il 38enne sarebbe stato attualmente costretto a chiedere denaro in prestito per saldare i suoi debiti. La moglie sarebbe venuta a conoscenza da poco delle preoccupazioni del marito, ma, secondo quanto ha raccontato alla polizia, non aveva capito quanto l’uomo, che ostentava serenità anche al lavoro, fosse depresso. Del tutto incomprensibile la decisione di sparare al piccolo. “Lo amava immensamente – racconta un collega – Forse avrà scelto in un attimo di follia di portarlo con sé all’altro mondo”.
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17 Maggio 2013, 21:40