"Palermo, basta con il degrado"

“Stanco del degrado di Palermo, se anche io fossi nato allo Zen…”

L'omicidio Taormina. Riceviamo e pubblichiamo

Riceviamo e pubblichiamo un altro importante contributo, dopo l’omicidio di Paolo Taormina, in giorni molto difficili

Sono stanco di assistere impotente al crescente degrado della mia città, al dilagare della violenza giovanile che rende pericoloso persino fare una passeggiata in centro con i propri familiari.

Sono lieto delle iniziative preannunciate dal governo sul potenziamento delle Forze di Polizia sul territorio, ma non credo che basti presidiare la nostra città per risolvere il problema. Dobbiamo lanciare ai giovani un messaggio ben preciso: sta finendo l’era del buonismo a tutti i costi.

Sono andato al carcere Malaspina di Palermo e ho incontrato trenta giovani detenuti. Ho detto loro che sarò sempre pronto a incitarli ad aprirsi alla strada della rieducazione . Gli ho detto testualmente: “Quando uscite da qua dentro, non rimettetevi in mano una pistola, non andate a fare un’altra rapina. Non fatevi fare del male da chi ha interesse a relegarvi come un rifiuto sociale. È possibile ricominciare in modo diverso. Quello che sto per dirvi non dovete interpretarlo come una giustificazione, però penso che se io fossi nato allo Zen o al Cep da un padre rapinatore, avrei rischiato di commettere i vostri stessi errori”.

Eppure allo Zen esistono tantissime persone che studiano e che si creano un fuori migliore, di lavoro e di serenità.

Al tempo stesso deve essere chiaro che “la musica sta cambiando”. Ben vengano altri “Decreti Caivano”, ben venga una attenta analisi dei presupposti per il riconoscimento dei benefici premiali e penitenziari. Deve essere chiaro che chi sbaglia paga e paga sul serio.

E a chi dice che la mafia è estranea a queste dinamiche rispondo che non è così: la mafia è fortissima e ha tutto l’interesse a potere contare sui giovani che maneggiano armi con estrema disinvoltura.

La mafia parla il linguaggio della violenza, esattamente come i giovani che scelgono le armi anziché il dialogo per confrontarsi con altri giovani.

Allora dobbiamo intervenire. È inaccettabile che la Procuratrice della Repubblica presso il tribunale per i Minorenni debba vivere scortata semplicemente perché fa il proprio dovere: chi è mafioso o spacciatore merita provvedimenti che incidono sulla sua responsabilità genitoriale perché non deve offrire ai propri figli quei modelli di vita.

Dobbiamo impegnarci tutti per una società diversa, nella quale un like che inneggia alla mafia deve ricevere la massima disapprovazione e non migliaia di like.

Nicola Aiello, giudice del Tribunale per i minorenni di Palermo

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI