PALERMO- Nessuno sconto di pena. La Corte d’Appello di Palermo conferma la condanna a otto anni e otto mesi inflitta a Riccardo Parrinello per lo stupro di gruppo del Foro Italico.
La sua posizione era separata dagli altri imputati perché all’epoca dei fatti era ancora minorenne.
Regge la ricostruzione dell’accusa rappresentata in appello dalla Procuratrice generale Lia Sava e dai sostituti Claudia Bevilacqua e Maria Grazia Puliatti.
Stupro del Foro Italico, la sentenza
“La consapevolezza della sopraffazione fisica conseguita dal gruppo, l’accanimento dimostrato pur a fronte della tragica condizione della giovane, stremata tanto da perdere ripetutamente i sensi, il compiacimento per l’azione compiuta risaltano con evidenza tale da non esigere esplicazione alcuna né commento e danno compiuta ed allarmante contezza della materialità del fatto e della intensità del dolo dell’imputato”.
Erano state durissime le parole usate dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale dei minori di Palermo nella motivazione della condanna di primo grado.
Parrinello è il più giovane fra i sette imputati per la violenza sessuale di gruppo subita a luglio scorso nel cantiere abbandonato da una diciannovenne.
Per gli altri il processo è ancora in corso e si attende solo la sentenza prevista a novembre. Sono state chieste condanne tra i 10 anni e 8 mesi e i 12 anni.
Il ‘pentimento’, cosa hanno stabilito i giudici
“Per completezza, va rilevato che il ragazzo ha espresso un giudizio di grave disvalore nei confronti della vittima – si leggeva ancora – (‘per me lei era una poco di buono’), ha dato atto del tenore delle considerazioni, palesemente improprie, da lui svolte in merito al fatto (‘…ho riflettuto ed ho capito che queste cose non si fanno a nessuno nemmeno ad una prostituta o ad una escort’) ed ha poi dichiarato un generico pentimento per l’accaduto contestualmente rappresentando il malessere proprio e dei suoi familiari ed una esigenza di aiuto riferita unicamente a sé”.
I giudici non hanno creduto al suo pentimento e all’annunciato impegno “in un percorso di riflessione e di maturazione”.
Parrinello, come tutti gli altri imputati, si trova in carcere. All’inizio era stato affidato a una comunità ma successivamente gli fu applicata la più pesante fra le misure cautelari.
Il giovane, infatti, aveva pubblicato sui social commenti e video in cui quasi “rivendicava” gli abusi. In una conversazione via chat con un amico ammetteva che la diciannovenne non era consenziente.