PALERMO – Un anniversario in grande stile ieri sera, per celebrare i 25 anni della riapertura del Teatro Massimo di Palermo, con uno tra i più affermati direttori musicale all’opera di Roma, Michele Mariotti sul podio a dirigere l’Orchestra e il Coro del Teatro. Atmosfere romantiche, crepuscolari, momenti puramente orchestrali, nel loro passo incessante e continuamente variato con i compositori gloriosamente entrati nell’olimpo della musica romantica, Strauss, Brahms e Dvořák.
Una melodia evocativa, un vero e proprio viaggio interiore dell’uomo, in una grande pagina a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento musicale, alla presenza di un pubblico di tutte le età, visibilmente emozionato alla cerimonia celebrativa.
Era il 12 maggio del 1997, dopo 23 anni di incredibile e ingiustificabile chiusura e in coincidenza con il centenario dell’inaugurazione, il Teatro Massimo veniva riaperto al pubblico con un doppio concerto: il primo, nel pomeriggio, diretto da Franco Mannino con il Coro e l’Orchestra del Teatro; il secondo, la sera, diretto da Claudio Abbado con l’orchestra dei Berliner Philharmoniker. Inaugurato il 16 maggio 1897 con il Falstaff di Giuseppe Verdi, sotto la direzione di Leopoldo Mugnone, con i suoi 7730 metri quadrati di area, il Massimo costituisce il terzo più grande d’Europa, dietro solo ai teatri dell’Opera di Parigi e la Staatsoper di Vienna.
Il Concerto rievocativo del 12 maggio, ha dato ancora conferma della vitalità del teatro nel tessuto sociale e culturale della città metropolitana. Tra le pagine più toccanti dell’esibizione musicale, i Vier letzte Lieder (I quattro ultimi canti, Lieder, 1950) del compositore bavarese, Richard Strauss, espressioni di messaggio di congedo, ed evocative delle condizioni materiali e spirituali, vissute in un drammatico periodo della sua vita. Dal primo Frühling (Primavera) fino all’ultimo, Im Abendrot (Al tramonto), che si conclude con la domanda “è questa forse la morte?”, che evoca un viaggio inteso come metafora della morte, in cui emerge la tragica immagine di due amanti ormai stanchi di vagare e già proiettati nella visione di una pace profonda. Un senso di grande serenità pervade questi Lieder, su testi di Hermann Hesse per i primi tre e di Joseph von Eichendorff per l’ultimo, eseguiti magistralmente dal soprano Bavarese, Christiane Karg, con l’Orchestra del Teatro Massimo. I Schicksalslied (Canto del destino) di Johannes Brahms, su testo del poeta romantico Friedrich Hölderlin, sul destino dell’uomo con una forma ascendente esposta dai violini, non è affidato a una voce solista, ma al Coro diretto da Ciro Visco.
A concludere il concerto la Sinfonia n. 9 “Dal nuovo mondo”, (scritta ne 1893) tra le più famose e trascinanti sinfonie di Antonín Dvořák, che incarna le qualità delle melodie negre e degli indiani d’America, seguendo tutti i moderni mezzi del ritmo, del contrappunto e del colore orchestrale. Il primo movimento si apre con un adagio introduttivo dove il tema principale viene presentato da corni, viole e violoncelli con esposizione affidata ai corni e risposta di clarinetti e fagotti. Invece Nell’ultimo, allegro con fuoco dopo l’introduzione degli archi, il contenuto principale viene esposto da corni e trombe.
Le melodie e i ritmi della sinfonia risentono così tanto della suggestione delle scoperte americane che della nostalgia della patria. Memoria, rinascita e grande partecipazione della comunità cittadina per i venticinque anni della riapertura del Teatro, che a parer del Sovrintendente Marco Betta, “L’arte e la musica non smettono mai di rappresentare i valori più profondi della civiltà, celebriamo questo anniversario con questa consapevolezza e la gioia e il senso di essere ritornati al mondo”. Il tempio della lirica rappresenta uno dei simboli più significativi della città, un pezzo imprescindibile della sua identità, costituendo un prezioso presidio intellettuale e civile, che tiene alto la grande tradizione dell’opera lirica, della musica e della danza in tutto il mondo. Una ricorrenza dopo 25 anni, che si rivela ancor più significativa in un momento di fermenti politici e culturali per la città di Palermo.