TERRASINI – Ricordano il suo sorriso, la sua grande voglia di vivere, il suo entusiasmo. E non si danno pace: vogliono la verità sulla morte di Luca Di Bella, il ragazzo di 29 anni di Terrasini, nel palermitano, che ha perso la vita un anno fa dopo essere stato colpito con un pugno. Era stato operato, ma una volta dimesso e tornato a casa i dolori non erano passati ed è cominciato il calvario sfociato poi nella tragedia.
Gli amici e i familiari, che da allora chiedono giustizia per il giovane Luca, ieri sera hanno sfilato in corteo per le vie della cittadina. “Un anno senza te, un anno di silenzio”: è stato annunciato così l’incontro in piazza, dove si trova la chiesa in cui è stata celebrata la messa ad una anno dalla morte. L’invito al corteo ha fatto il giro dei social, insieme al video di una cara amica del ragazzo, Giusi Lo Cricchio: “Il nostro caro amico Luca è morto un anno fa in seguito alla leggerezza umana. Dobbiamo fare in modo che a nessun altro ragazzo possa accadere quello che è successo a lui, dobbiamo dare il nostro sostegno alla famiglia, al padre, ai fratelli, alla madre a cui è stato portato via un pezzo di cuore. La nostra voce non deve passare inosservata”.
“Bisogna fare chiarezza su ciò che ha portato alla morte Luca – dice la cugina, Floriana Ciaramitaro – dobbiamo urlare al mondo intero che non si può perdere la vita per delle leggerezze da chi ha l’obbligo di sostenerci in salute. Sappiamo che i tempi della giustizia sono lunghi, ma Luca amava la vita e non voleva morire”. Il ragazzo era finito in ospedale, a Villa Sofia, dopo essere stato colpito con un pugno a Villagrazia di Carini, mentre svolgeva alcuni lavori di ristrutturazione con il padre. Ad aggredirlo sarebbero stati dei giovani che credevano avesse staccato il loro contatore.
Dopo l’intervento per la frattura alla mandibola era tornato a casa, ma i dolori non si erano placati e il 26 novembre dello scorso anno Di Bella è tornato in ospedale: i familiari, nella denuncia, hanno dichiarato che il medico aveva prescritto un farmaco a base di cortisone, mandandolo a casa. Il giorno dopo Luca si era però sentito male ed era stato necessario il trasporto in ospedale e il ricovero in Rianimazione, all’ospedale Cervello, dove i medici avevano deciso di oeprarlo nuovamente. Ma Luca non aveva altro tempo: una setticemia avrebbe provocato il decesso. “I responsabili di ciò che è successo – ha detto Giuseppe Di Bella, fratello di Luca – non sono soltanto coloro che l’hanno aggredito, ma anche i sanitari che non sono intervenuti in tempo: Luca poteva essere salvato”.