Tonno avariato, i veterinari nelle pescherie |Nuovi sequestri dopo i casi d'intossicazione - Live Sicilia

Tonno avariato, i veterinari nelle pescherie |Nuovi sequestri dopo i casi d’intossicazione

Resta alto l'allarme sul tonno rosso a Palermo, dopo le decine di ricoveri negli ospedali palermitani per intossicazione. I veterinari dell'Asp stanno passando al setaccio gli ambulanti e le pescherie per verificare la qualità del pesce venduto. Nuovo sequestro da 400 kg nel porto di Porticello. La Coldiretti: "Troppo malaffare dietro il mercato alimentare".

PALERMO – Resta alto l’allarme sul tonno rosso a Palermo dopo le decine di ricoveri negli ospedali palermitani di persone che dopo aver acquistato il pesce e averlo mangiato sono finite intossicate in ospedale: accusavano tutti gli stessi sintomi, dalla tachicardia alle difficoltà di respirazione. E’ così partita una serrata attività di controllo dei veterinari dell’Asp, che su segnalazione delle forze dell’ordine stanno passando al setaccio gli ambulanti e le pescherie per verificare la qualità del pesce venduto.

“La causa del malessere – spiegano i medici – è dovuta alla cattiva conservazione del tonno che determina una grossa quantità di istamina che provoca un vero e proprio avvelenamento (sindrome sgombroide). Una seconda causa potrebbe essere la presenza di larve di anisakis che possono costituire un rischio per la salute umana provocando una reazione allergica ai prodotti chimici liberati dalle larve nei pesci ospiti”.

Fatto sta che dallo scorso week end ammontano ad almeno un centinaio i palermitani che si sono presentati nei pronto soccorso cittadini. A dimostrare che nel capoluogo ci sarebbe del pesce andato a male, ma ugualmente finito sui banchi delle pescheria, l’ennesimo sequestro. La scorsa notte, infatti, la Capitaneria di Porto di Porticello ha bloccato tre pescherecci che non avevano l’autorizzazione alla pesca del tonno sequestrandone quattrocento chili, risultati avariati. Ad accertare lo stato del pesce sono stati i veterinari dell’Asp 6, che hanno disposto la distruzione del pesce che, in caso contrario, sarebbe finito nel mercato nero palermitano.

Anche a Palermo ci sono stati sequestri nei porticcioli. I militari hanno sequestrato 700 chili di tonno elevando 12 mila euro di sanzione e hanno denunciato due pescatori. A Cefalù la capitaneria ha sequestrato 2500 chili di pesce.

I controlli saranno svolti quotidianamente sia in mare che a terra. “Monitoriamo i pescherecci  – spiegano dalla Capitaneria di Porto di Palermo – ma anche gli ambulanti, le pescherie ed i ristoranti. Ci sono leggi che vanno rispettate con l’obiettivo di tutelare i consumatori e quello che è successo dimostra quanto sia rischioso sottovalutare i modi e i luoghi dlela conservazione del pesce. Da non sottovalutare – aggiungono – è l’ipotesi di un colorante che viene spesso applicato sui pesci a carne rossa, a partire proprio dal tonno, per finire coi gamberi e col salmone. La causa delle allergie e delle intossicazioni potrebbe quindi anche essere collegabile a questa sostanza. Per questo è fondamentale che il tonno che controlliamo abbia una sua tracciabilità: il luogo di provenienza è fondamentale”.

Un’attività che la Capitaneria di porto conduce in sinergia con le altre forze dell’ordine, nell’ambito dei Cit, i Controlli Integrati del Territorio, durante i quali sono stati svolti numerosi controlli anche nelle zone più interne dell’Isola, da Piana degli Albanesi a Corleone”.

“I casi di intossicazione causati dal tonno rosso rappresentano l’ennesimo fatto che dimostra quanto malaffare ci sia dietro il settore alimentare”. Lo dicono il presidente e il direttore della Coldiretti regionale, Alessandro Chiarelli e Giuseppe Campione, il relazione ai casi di intossicazione che si stanno susseguendo a Palermo tra chi ha mangiato tonno e le cui cause sono ancora in fase di accertamento. “Il settore della pesca siciliana è uno dei pilastri dell’economia dove occorre incentivare ancora di più i controlli per evitare che si verifichino episodi simili. Spesso – aggiungono – a causa della crisi si acquistano prodotti a bassissimo prezzo che non possono essere prodotti sani per via dei costi di produzione. Questa situazione non riguarda solo il pesce ma molti altri generi alimentari: si pensi ai formaggi che costano pochi centesimi perché fatti con le cagliate che arrivano dall’estero”.


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