Un bacio alle Reliquie |Oggi torna la Patrona

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12 Febbraio 2013, 11:20

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Il busto di Sant'Agata esposto in Cattedrale

CATANIA – E’ il giorno del saluto più intimo dei catanesi alla loro Patrona Sant’Agata. Il giorno del “bacio alle reliquie e della processione nella varetta. Catania oggi festeggia l’Ottava, che chiude ufficialmente il periodo dei festeggiamenti agatini.

Il sacello – cioè la “Cameretta” in Cattedrale, restaurata da poco – è stato aperto alle 8 del mattino e il Busto Reliquiario è esposto sull’altare per l’intera giornata: le messe sono ogni ora (alle 14:30 la messa per i diversamente abili) e alle 19:30 la varetta con il Busto è portata in processione in Piazza Duomo (leggi il programma). Alle 20:00 i fuochi d’artificio, offerti dalla ditta Vaccalluzzo. Quest’anno la varetta, uscendo dal sacello, ha allungato il giro passando davanti alle spoglie mortali del cardinale Dusmet e quindi vicino ai banchi dove tanti devoti ed anziani aspettano le reliquie per guardarle da vicino e baciarle.

Marina Cafà

“Il gesto del bacio – spiega a LiveSicilia Catania l’esperta in beni culturali del territorio Marina Cafà – avviene solo due volte l’anno: per l’Ottava ed il 17 agosto. Si tratta di un gesto molto significativo perchè, secondo la tradizione, le labbra vengono a contatto con qualcosa che è santo. Nel Medioevo le reliquie erano percepite come entità animate di una potenza soprannaturale e il punto di contatto tra l’esistenza terrena ed il divino: l”uomo comune poteva vederle e toccarle, anche se esse non appartenevano a questo mondo transitorio ma all’eternità. Allo stesso modo, tutto ciò che è a contatto con le reliquie stesse – pensiamo al cotone, per esempio – assume valore spirituale, assorbe entità divina.  Ecco perchè fino all’8 secolo le reliquie venivano spesso rubate: chi ne aveva di più, aveva maggior potere. Un potere che veniva da Dio”.

Quello del furto delle reliquie è un dilemma su cui il dibattito è ancora aperto. Per Marina Cafà – che ne ha scritto nello studio “La Traslatio di Agata da Costantinopoli” – l’unico documento che racconta il furto nel 1040 da parte del generale bizantino Giorgio Maniace ed il loro ritorno a Catania è una lettera del vescovo Maurizio, quarto presule della città: “il mio studio – spiega l’esperta – ha riguardato la verifica dell’attendibilità storica degli eventi narrati: è possibile che Maniace abbia portato con se’ alcune reliquie, come era consuetudine per l’epoca, ma il silenzio delle fonti storiografiche bizantine e soprattutto il silenzio dei documenti ufficiali di Catania (in molti anni nessun documento dice che Agata è stata portata a Costantinopoli!) ci conduce ad affermare che non è possibile verificare per davvero se la traslatio di Agata a Costantinopoli sia stata compiuta da Maniace o da qualche altro personaggio, o se addirittura tale avvenimento non si verificò“.

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Le reliquie esposte oggi a Catania sono otto, custodite in altrettanti reliquiari d’argento che hanno la forma della reliquia stessa: un femori, un piede, due gambe, due braccia, una mammella, e il velo. Durante le processioni del 4 e del 5 febbraio e durante il resto dell’anno si trovano tutte dentro lo Scrigno.

La mancanza del corpo di Sant’Agata per intero si lega alla tradizione: “le spoglie della Patrona – continua Marina Cafà – sarebbero state rubate da Maniace per portarle a  Costantinopoli ed ottenere così la benevolenza dell’imperatore: Maniace, infatti, era venuto in Sicilia per recuperare potere, nel tentativo (poi fallito) dei bizantini di recuperare la Sicilia. Sconfitto, portò all’imperatore le reliquie che sarebbero rimaste a Costantinopoli per 86 anni. Ma – a parlare sono ancora le tradizioni, non la Storia – nel 1126 i soldati Goselmo e Gisliberto ebbero in sogno la visione della Santa che chiedeva loro di essere riportata a Catania: per uscire da Costantinopoli senza dare nell’occhio, i due soldati fecero a pezzi il corpo e lo nascosero dentro alcuni contenitori per frecce: le faretre”

Il Busto è il reliquiario più importante: all’interno si trova il cranio della Santa. La mammella, invece, è solo una: “l’altra si trova a Gallipoli – spiega Marina Cafà – perchè, secondo la tradizione, nel viaggio del presunto ritorno delle reliquie da Costantinopoli a Catania, i due si fermarono a Gallipoli e lì una mammella fu protagonista di un miracolo: una bambina, ferma insieme alla propria madre nei pressi di una fontana, la toccò e dalla mammella sgorgò il latte. Tutti gridarono al miracolo e la reliquia rimase a Gallipoli”.

Per seguire la Festa di Sant’Agata l’hashtag è #LiveSAgata.

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12 Febbraio 2013, 11:20

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