Unioni civili, la lettera di Motta:| "Registro non è matrimonio" - Live Sicilia

Unioni civili, la lettera di Motta:| “Registro non è matrimonio”

Alessandro Motta scrive ai catanesi per spiegare le ragioni alla base della richiesta di istituire il Registro delle Unioni civili, confutando quanto affermato negli utlimi tempi. A iniziare dalle dichiarazioni del capogruppo del Megafono, Daniele Bottino.

il presidente di arcigay catania
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CATANIA – Il presidente di Arcigay Catania, Alessandro Motta, scrive una lettera a tutti i catanesi, chiarendo il proprio punto di vista sul valore del Registro e confutando quanto affermato da più parti, ultimamente dal Capogruppo del Megafono, Daniele Bottino. Ecco il testo. “L’acceso dibattito che si sta svolgendo a Catania in merito all’istituzione del Registro delle unioni Civili ha sentito molti pareri provenire dagli ambienti più vari, da quelli confessionali a quelli laici. Io e il Comitato Arcigay di Catania che rappresento apparteniamo, giocoforza, a questi ultimi e con spirito laico vorrei che si facesse chiarezza su cosa il Consiglio Comunale sarà chiamato a decidere, poiché molto è stato detto sul Registro, ma molto poco è stato detto del Registro. Il Registro Comunale delle Unioni Civili è un elenco dove iscrivere, secondo la distinzione operata dalla legge, le persone legate da vincoli non “legali” (matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela), ma “solamente” da vincoli affettivi e di reciproca solidarietà che non vogliono o non possono accedere all’istituto giuridico del matrimonio. Con l’espressione “unioni civili”, dunque, si definiscono tutte quelle forme di convivenza fra due persone, legate da vincoli affettivi ed economici, che possono riguardare sia coppie di diverso sesso, sia coppie dello stesso sesso.

A Catania il Regolamento, deliberato dalla Giunta al fine di tutelare la piena dignità dell’unione civile e promuoverne il pubblico rispetto, è proposto in ossequio all’art.6.12 dello Statuto Comunale: […] In tal senso si adopera per rimuovere ogni forma di discriminazione e s’impegna ad un’interpretazione, la più ampia possibile, della legislazione vigente in ordine alla politica sociale in favore della famiglia, considerata tale anche quella di fatto (casa, salute, servizi, lavoro, etc).  Per potersi registrare bisognerà essere maggiorenni, consenzienti e non iscritti al registro come componenti di altre unioni civili. Una coppia registrata avrebbe la possibilità di godere di quegli aiuti comunali atti a superare condizioni discriminatorie al fine di agevolare l’integrazione e lo sviluppo della stessa nel contesto sociale, culturale ed economico del territorio; ad esempio, una coppia registrata potrebbe godere di eventuali contributi per l’affitto dell’alloggio ed entrare in graduatoria per le assegnazioni delle case popolari. I/le partner potrebbero, in caso di ricovero, ricevere notizie sulla condizione di salute del compagno o della compagna.

Il Registro, invece, non permetterebbe ai componenti della coppia di fatto di accedere all’eredità o alla reversibilità della pensione del compagno o della compagna, la coppia registrata non potrebbe adottare e, ancora più importante per quanto apparentemente ovvio, l’istituzione del Registro delle unioni civili non modificherebbe in alcun modo i diritti acquisiti dalle coppie sposate. La querelle venutasi a creare intorno a tale Registro è superflua e ingiustificata essendo esso stato strumentalmente intepretato come lo spauracchio della famiglia tradizionale e la fine del matrimonio. Voce grossa hanno fatto gli appartenenti alle confessioni religiose, sia per esternare la loro fede contraria al Registro che per dare solidarietà a chi compie questa battaglia di civiltà a favore della sua approvazione. Entrambe le posizioni, tuttavia e per quanto gradite quelle in favore dei diritti civili, non dovrebbero avere alcun peso in questa questione.

L’art. 4 della Sentenza n. 203 della Corte Costituzionale afferma che per la Carta Costituzionale la laicità è un principio supremo dello Stato. Secondo la Corte Costituzionale, il principio di laicità implica un regime di pluralismo confessionale e culturale e presuppone, quindi, innanzitutto l’esistenza di una pluralità di sistemi di valori, di scelte personali riferibili allo spirito di pensiero, che sono dotati di pari dignità e nobiltà. Ciò implica che nessun sistema valoriale possa ergersi a censore di altri e che, fintanto che i diversi sitemi di valori non compromettono vicendevolmente le loro esistenze, ciascun sistema deve trovare rappresentanza politica e pratica, nelle leggi come nei regolamenti. Nell’alveo della laicità dello stato i pubblici poteri devono astenersi dal favorire, propagandare o biasimare i valori di una determinata dottrina confessionale, cosa che non sta accadendo al Comune di Catania dove il Consigliere Bottino si permette di utilizzare una sala del Comune e il suo ruolo istituzionale per propagandare ideologie religiose avverse all’accrescimento dei diritti e dei doveri di una porzione della cittadinanza. A tal proposito, sono state mosse due critiche fintamente spacciate per razionali: la prima è che il Registro produce solo diritti e non doveri, il che è assolutamente falso poiché il Registro non istituisce diritti, ma istituisce la fattispecie di “coppia registrata civilmente” la quale poi può accedere al godimento di quei diritti previsti per tutti/e gli/le altri/e cittadini/e le cui norme hanno in sé diritti e doveri. Altra critica è che la cancellazione dal Registro sarebbe troppo facile; anche questa critica è infondata, dato che il Registro non è il matrimonio e non rappresenta un contratto, ma prende atto della presenza di una coppia di fatto e quindi nel momento in cui non sussistono più i requisiti per l’esistenza del fatto della coppia ne deriva la cancellazione.

Il fronte del “no” al Registro cita abbondantemente la Costituzione a puntello delle proprie argomentazioni, ma limitandosi esclusivamente all’art. 29 (il loro baluardo mal interpretato sulla famiglia naturale fondata sul matrimonio). A tal proposito, oltre che ribadire l’art.6.12 dello Statuto Comunale che ha già decretato che per il Comune di Catania sono famiglie anche le coppie di fatto, il 15 marzo 2012 la Corte di Cassazione italiana depositava una sentenza molto importante sul tema, la n. 4184/2012, con cui ha aperto verso un pieno riconoscimento della famiglia omosessuale, affermando che, in alcune specifiche situazioni, le coppie omosessuali hanno il pieno diritto di rivolgersi al giudice, per far valere il diritto ad un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata.

Nella stessa pronuncia si afferma che i componenti della coppia, a prescindere dall’intervento del legislatore in materia, sono titolari del diritto alla vita familiare, del diritto inviolabile di vivere liberamente una condizione di coppia e del diritto alla tutela giurisdizionale di specifiche situazioni. La Cassazione ha, inoltre, precisato che la differenza di sesso non è più da considerare quale elemento naturalistico del matrimonio. Chi cita l’art. 29 della Costituzione dovrebbe sapere, oltre quanto sopra detto, che gli articoli che precedono l’art. 29 gli sono sovraordinati e, dall’1 al 12, vengono detti “fondamentali”, cioè rappresentano le fondamenta dell’intero impianto dello Stato. Tra questi articoli vorrei ricordare l’Art. 2 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. E l’Art.3Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

La questione dei Diritti Civili in generale e del Registro delle Unioni Civili in particolare non è, dunque, questione che può essere affrontata con le lenti dell’ideologia religiosa né con quelle delle ideologie che non solo non si riconoscono nei principi fondamentali della nostra Costituzione, ma che deformano strumentalmente il dettato della Carta Fondamentale al fine di suffragare le loro idee contrarie alle libere esistenze di molte e molti catanesi.

 

A voi tutte e tutti vorrei, dunque, chiedere se, come me, non trovate assurdo che ancora oggi esistano soggettività che spendono parte delle loro energie per mantenere diseguaglianza e causare, come prodotto del loro egoismo, l’infelicità di una parte dei vostri concittadini e delle vostre concittadine. Ricordatevi, alla prossima tornata elettorale, le parole, le opere e le omissioni di questi Consiglieri comunali e chiedetevi se chi oggi determina l’infelicità di uno non possa domani essere la causa dell’infelicità di molti e anche della vostra”.

 

 

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