“Due anni e mezzo di carcere” | Chiesta la condanna per Pedicone

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15 Gennaio 2013, 15:58

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PALERMO – Maurizio Pedicone deve essere condannato a due anni e mezzo di carcere. È pesante la richiesta di pena avanzata dal pubblico ministero per l’ex comandante dei vigili urbani. Fu sorpreso, assieme ad altre due persone, mentre sparavano in un poligono improvvisato nelle campagne di Portella della Ginestra. Giocavano a fare la guerra con armi vere e pericolose in un terreno tra la vecchia strada provinciale 20 e la statale 624 Palermo-Sciacca.

La richiesta di pena va ben oltre la condanna a un anno che Pedicone aveva chiesto gli venisse applicata. Il patteggiamento era stato respinto dai pubblici ministeri Ennio Petrigni e Laura Vaccaro a differenza degli altri due indagati. Silvestre Venturella, giardiniere del comune di Monreale, nel dicembre scorso ha chiuso la sua vicenda giudiziaria con una condanna a due anni. Tre anni e otto mesi, invece, la pena patteggiata dall’amministratore di condomini Francesco Cuomo. Cuomo era il proprietario del laboratorio clandestino scoperto dai carabinieri del gruppo di Monreale dove venivano modificate arme e munizioni da guerra. Del gruppo faceva parte anche l’imprenditore informatico italo-brasiliano Gabriele Di Pietro che aveva già patteggiato un anno e otto mesi.

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Pedicone ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato. Il 26 febbraio la replica del legale della difesa l’avvocato Marcello Montalbano. Poi, la sentenza del giudice Giangaspare Camerini. Se la richiesta del pm dovesse essere accolta Pedicone perderà pure il posto di lavoro. Un anno è il tetto massimo di pena entro il quale conserverebbe l’incarico di dirigente coordinatore del settore Servizi alla collettività. Un solo giorno di carcere in più farebbe scattare, come previsto dalle restrittive norme del nuovo contratto di lavoro dei dirigenti, il licenziamento senza bisogno di aspettare che la condanna diventi definitiva.

Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, Pedicone si era difeso sostenendo di non avere mai sparato, prima di allora, fuori da un poligono regolare e che aveva portato solo un fucile da caccia regolarmente denunciato. Alla vista delle armi di Cuomo, però, non avrebbe resistito. La passione avrebbe avuto il sopravvento. A Livesicilia dichiarò di vivere “un inaudito travaglio interiore”,

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15 Gennaio 2013, 15:58

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