06 Ottobre 2020, 12:10
3 min di lettura
PALERMO– Ha vinto Grillo, ma quello ‘sbagliato’, visto con gli occhi di un militante del Movimento Cinque Stelle. Cioè Massimo, che ha piantato il vessillo del centrodestra sul palazzo del Comune a Marsala. Per il resto, anche in Sicilia il tramonto pentastellato, nella sua versione dura e pura, appare evidente. Il Movimento vince a Termini Imerese, in coppia con il Pd, un evento che traccia il solco: eventuali rivincite non saranno disponibili nella corsa isolazionista, tanto vagheggiata dalle anime ribelli del grillismo. Bisognerà unirsi, confrontarsi, venire a patti. Se M5S vorrà sopravvivere dovrà fare il contrario di quello che aveva predicato, quando si poneva come un esperimento fuori dalla politica tradizionale. Questa è la lezione che arriva (pure) da qui.
Il tramonto del Movimento in Sicilia, oppure se volete: M5S in Sicilia ai minimi Termini, un’immagine che offre lo spaccato di una luce declinante, è narrato dalla crudeltà dei numeri nelle ultime amministrative. Qualche citazione tra i candidati a sindaco. Ad Agrigento, Marcella Carlisi non arriva al cinque per cento. Cettina Di Pietro, ex sindaca, viaggia al diciotto per cento ad Augusta e non va nemmeno al ballottaggio. In provincia di Palermo, Ambrogio Conigliaro, a Carini, prende poco più del quattro per cento, mentre Domenico Cammarata si attesa intorno al sette per cento a Trabia. Dieci per cento per Lillo Safonte a Serradifalco, nel Nisseno. Nel Catanese: poco meno del quattro per cento per Valeria Franco a Bronte. Le stesse percentuali circa per Cinzia Amato a Enna; Aldo Rodriquez a Marsala si attesta intorno al sette. Sono le cifre dure e crude, a prescindere dagli zero e virgola, di una sconfitta che riguarda aspiranti primi cittadini e consiglieri. Certamente, vanno analizzate alla luce delle specificità locali, senza, tuttavia, dimenticare il contesto.
L’asse tra i democratici e i pentastellati porta, dunque, in dote il sindaco Maria Terranova a Termini Imerese, con il suo quarantadue per cento. Si tratta di un successo che non basta a cambiare il quadro della situazione generale. Luigi Di Maio può dirsi forse ‘contento’ – infatti l’ha detto – di un oroscopo politico che conferma la sua rotta, come il sicilianissimo Giancarlo Cancelleri: bisogna stare insieme con il socio Democratico di governo, altrimenti fioccano le batoste. E bisognerà stare insieme alle prossime regionali per avere qualche possibilità. Cancelleri, per esempio, l’ha scritto chiaro e tondo sulla sua pagina Facebook: “Che sia modello questa sperimentazione, per le prossime elezioni regionali in Sicilia pensiamo a dare la massima energia al progetto migliore, così il Movimento 5 Stelle, al governo della Sicilia, dimostrerà che fare bene per il bene dei cittadini non solo è possibile, ma per noi è un dovere!”.
Una linea che esce rafforzata ma che segnala, comunque, la fine di un’epica. Pure in Sicilia, ex granaio di voti grillini, si sottolinea lo stop di un sogno lungamente sognato. E va bene che si tratta di amministrative, ma la tendenza appare inequivocabile. Quelli che volevano conquistare il potere da soli, in una visione palingenetica di cambiamento, d’ora in poi, a maggior ragione, saranno costretti ad accordarsi come tutti gli altri.
Eppure, dall’album di famiglia, spuntano nostalgie che danno un morso acutissimo nel gramo presente. L’impresa natatoria di un capopopolo con la pancetta che attraversò a nuoto lo Stretto. Il boom delle politiche. La sconfitta, di un soffio, alle regionali che incoronarono Nello Musumeci. Sembra appena ieri che il grillismo trionfante eleggeva l’Isola a sua roccaforte. Tempi che furono. Oggi, anche una vittoria in condominio è un’ottima notizia per la rivoluzione ai minimi Termini.
Pubblicato il
06 Ottobre 2020, 12:10