25 Novembre 2017, 16:27
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CATANIA – La notizia, sconosciuta ai più, è che in Italia le donne vittime di stupro o violenza non vengono indennizzate dallo Stato, salvo che non abbiano un reddito molto basso. Fatta questa premessa, giacché nessuno lo sa, aggiungiamo che in Sicilia e al sud in generale, reati come stalking, violenze in famiglia, pedofilia, abusi sessuali, tratta di donne a scopo di prostituzione o vittime di bullismo sul web, per anni sono stati considerati nel contesto sociale come reati “minori”, ma soprattutto coperti da vergogna e da paura. Una donna su tre, dicono i dati, ha subito violenze fisiche o sessuali nella maggioranza dei casi da parte del partner, di un familiare o della cerchia più stretta dei conoscenti. E anche se i numeri, nella nostra regione, sono abbastanza preoccupanti, noi, ottimisticamente, proviamo a raccontare un metodo, sperimentato con successo dalla procura di Catania, in particolare dal pool guidato dal procuratore aggiunto Marisa Scavo.
Un lavoro ben fatto, finora, in termini di repressione, ma anche e soprattutto su ciò che fa sulla prevenzione del fenomeno. Un modo per ricordare Laura, Patrizia, Giordana, Veronica e anche tutte quelle donne vittime di violenza (non soltanto fisica) che non ce l’hanno fatta e insieme al mondo, oggi, vengono ricordate. La Procura della Repubblica di Catania è un’eccellenza, il pool della Scavo, ha consolidato, in questi anni, valide ed efficaci prassi ormai diventate modello, quasi unico al Sud, per i gruppi specializzati in questi delicatissimi settori. Dal 2013, dicono gli studi, c’è stata un’inversione di tendenza sotto il profilo territoriale, il Sud che rispetto al Nord aveva sempre registrato meno casi di femminicidio, è diventato un’area ad alto rischio, con una crescita del 27,1% rispetto al passato. “Aggiungerei però che si denuncia di più – precisa il Procuratore Scavo – perchè si registra, infatti, un cambio di tendenza che è anche culturale, anche al sud cominciano a risvegliarsi le coscienze. Il processo di sensibilizzazione che stiamo cercando di far passare ha sempre più successo, formazione degli addetti ai lavori e tempestività negli interventi giocano un ruolo decisivo”.
Il trend di Catania è positivo, se così la vogliamo mettere, perché la coincidenza tra numero di casi denunciati e quelli portati a giudizio, è altissima “si sta superando quella ritrosia alla denuncia che imperversava nel passato – spiega il magistrato – la vittima ormai sempre più spesso riesce a ribellarsi alla violenza subita e si presta alla collaborazione con gli organi inquirenti. Ciò avviene grazie all’immediata risposta alla sua domanda di giustizia da parte dell’autorità giudiziaria e al sostegno psicologico alla vittima offerto dai centri antiviolenza e delle altre associazioni e istituzioni. A tal proposito va rilevato che il numero di richieste di misure cautelari avanzate dalla Procura di Catania, nel periodo che va dal primo luglio 2016 fino al 30 giugno del 2017, con riferimento ai delitti di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia, stalking e lesioni personali aggravate in danno del coniuge o dei familiari, ammonta a 136 di cui ottantasei richieste cautelari in carcere e cinquanta di altra natura, con una percentuale di accoglimento di oltre il 90 per cento e tempi di risposta del Gip abbastanza rapidi, in media diciassette giorni per provvedimento”.
E se ai piedi dell’Etna è l’inchiesta “I 12 Apostoli” che ha fatto recentemente maggior scalpore, per il forte impatto mediatico dei protagonisti della vicenda, tanti sono i casi di cui non si sa nulla per la delicatezza dei temi trattati. Quella del “santone” Mario Capuana, a capo di una congregazione laica con finalità religiose di quasi cinquemila adepti, è solo l’ultimo dei casi che nel distretto giudiziario di Catania hanno svelato una lunga serie di abusi, durati quasi venticinque anni, ai danni di minori. “Di tantissimi casi non si parla, ma noi viviamo ogni giorno realtà davvero inquietanti. Abbiamo moltissimi casi di violenza familiare, in ambito religioso, prostituzione minorile, pedofilia on- line – elenca Marisa Scavo – A Catania, anche in considerazione della delicatezza dei reati trattati e dell’urgenza che ciascun caso presenta, possiamo affermare che alcuni risultati davvero apprezzabili sono stati resi possibili grazie alla specializzazione, all’impegno e alla passione di tutti magistrati che lavorano nel mio gruppo e alla Polizia Giudiziaria dedicata a questo settore. Adottiamo delle metodologie d’indagini e delle linee guida che sono veramente all’avanguardia”.
Ma come funziona il rito messo a punto dalla Procura catanese? “Sarò generica, ma per ovvie ragioni. Innanzitutto quando una denuncia perviene all’attenzione del Pm titolare dell’indagine e il caso si presenta di particolare gravità, in attesa di ottenere eventuale misura cautelare, l’ufficiale di Pg che riceve la denuncia fornisce alla persona offesa il numero del proprio cellulare attivo h24, in modo da poter intervenire in qualunque momento e procedere eventualmente all’arresto in flagranza, qualora ce ne fossero i presupposti”. Il gruppo di lavoro della dottoressa Scavo si avvale di linee guida predisposte e diramate alla Polizia giudiziaria che prevedono, tra l’altro, che “in caso di asserita e riscontrata violenza fisica di qualsiasi natura – l’ufficiale di Pg accompagna la persona offesa al pronto soccorso per costatare la natura, la causa e la durata nel tempo delle lesioni.
In caso di rifiuto della vittima si fa intervenire sul posto il personale medico del 118 e raccomandiamo alla persona di non incontrare da sola l’indagato,. Molto spesso, infatti, l’ultimo incontro “chiarificatore” si potrebbe rivelare mortale. Qualora fosse in corso una causa di separazione particolarmente conflittuale, raccomandiamo alla denunziante di prendere contatto eventualmente la Polizia giudiziaria, ove necessario, prima di recarsi in udienza”. In un caso di stalking molto grave trattato qualche anno fa proprio dalla dottoressa Scavo e ormai definito, ad esempio, la vittima per andare al lavoro fu scortata per mesi, in modo discreto, dall’ufficiale di Pg fino a quando non è stata emessa misura cautelare in carcere. La statistica, ci tengono a rilevare in Procura, concernente il numero delle denunce pervenute per tutti i reati di competenza del gruppo di lavoro specializzato, ammonta a 1898 (nel periodo dal primo luglio 2016 al 30 giugno 2017) di cui ben 1026 già definiti. “Dopo vent’anni che mi occupo di questa materia – conclude il magistrato – confesso che nei casi più gravi provo ancora turbamento e non rimango mai indifferente, essendo consapevole delle gravi conseguenze psicologiche che le varie forme di violenza lasciano nella vittima.”
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25 Novembre 2017, 16:27