L'indagine su Penati: | ecco il siciliano coinvolto - Live Sicilia

L’indagine su Penati: | ecco il siciliano coinvolto

Il personaggio. Lui respinge le accuse
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Nella vicenda legata alle preseunte tangenti a Filippo Penati (nella foto), che sta sconvolgendo il Partito Democratico, c’è un personaggio che affiora dalle carte delle indagini della procura di Monza il cui ruolo è ancora tutto da scoprire. Si tratta di Francesco Agnello, “un professionista di origini siciliane, rappresentante di politici di centrosinistra che si era proposto come mediatore tra noi e le cooperative che erano intenzionate ad acquistare una parte delle aree Falck”. Così viene descritto nei verbali del grande accusatore, Giuseppe Pasini. Ora Francesco Agnello – secondo indiscrezioni legato al senatore democratico, Giuseppe Lumia – è stato iscritto nel registro degli indagati insieme al suo “gemello”, Gian Paolo Salami: a loro è stata affidata una consulenza che gli inquirenti ritengono “sospetta”. Soldi presi per “per non fare nulla” ha dichiarato Pasini ai magistrati mentre il pm che si occupa del caso, Walter Mapelli, ha incaricato le fiamme gialle di verificare che fine abbiano fatto i 2 milioni e 400 mila euro della consulenza. Il sospetto è che si sia trattato, anche in questo caso, di una tangente. Ma chi è Francesco Agnello?

Il suo nome è legato a una serie di società siciliane che si occupano di facilitare l’insediamento della grande distribuzione, coop soprattutto. Si chiamano “Sviluppo Palermo”, “Sviluppo Catania”, “Sviluppo Messina”, “Sviluppo Trapani”, “Sviluppo Ragusa”, “Sviluppo Licata” e sono tutte società a responsabilità limitata. Una quota fissa di ogni società è in mano a Gian Paolo Salami, tramite la Sgg srl (Servizi globali generali). Pasini ha dichiarato di aver pagato ad Agnello 4 fatture da 52 mila euro ciascuno fra il 2004 e il 2005 per “assistere la Falck nei rapporti connessi ai suoi interessi in Sicilia”. E Agnello non appare l’ultimo arrivato, visto che nell’affare messinese risulta in società con Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, mentre a Palermo, nell’affare della “Stazione Lolli”, c’entra anche Antonello Montante, guida di Confindustria Caltanissetta e responsabile legalità nazionale.

Agnello era già balzato agli onori delle cronache a Pistunina, nel Messinese, dove sarebbe dovuto sorgere un Ipercoop. In scena entra la “Sviluppo Messina” che ha già chiuso un accordo con la Decon spa per l’acquisto dei terreni. Il progetto però rischia di andare in fumo in quanto il comune di Messina ha deciso, rispetto all’area interessata, di impiegarla come parte del porto di Tremestieri. Anche a Trapani era previsto un parco commerciale e in questo caso entra in ballo la “Sviluppo Trapani”. Ma intoppi burocratici inducono gli investitori a ritirarsi dall’affare. In porto, invece, è andato l’affare del centro commerciale Katanè, nel Catanese, inaugurato nel 2009. A Palermo, Agnello guida la cordata interessata ad acquisire la “Stazione Lolli” dell’omonima piazza, per farla diventare un polo museale con ristorante e centro congressi. Un progetto che, però, non ha ancora posto la “prima pietra”. Così come poco si sa dell’esito del progetto riguardante il polo turistico di Castellammare del Golfo.

Francesco Agnello e Giampaolo Salami, in ogni caso, rigettano le accuse e hanno presentato ai pm tutte le fatture emesse a Pasini. Quelle stesse fatture che, però, non convincono i magistrati. In loro difesa si è schierato anche Omer Degli Esposti, vicepresidente del potente “Consorzio Cooperative Costruzioni” di Bologna, accusato di aver imposto i due consulenti a Pasini.


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