CATANIA – “L’anno vecchio è finito ormai ma qualcosa ancora qui non va” recitava Lucio Dalla in una sua famosa canzone. Si chiude il 2013 all’insegna della scoraggiamento con tante, anzi troppe, cose che ancora qui non vanno. E cosi il 2014 assume una valenza diversa: o sarà l’anno della svolta oppure sarà la fine, e ciò vale anche per la Città di Catania. Così la pensano i vertici dell’associazione dei commercianti di Catania che, uscendo da un quinquennio terribile per il comparto, considerano l’anno che verrà una sorta di evidente linea di demarcazione tra un passato fatto da decenni di immobilismo e un futuro che dovrà essere di rilancio culturale ed economico. Anche Catania dovrà “fare” la propria rivoluzione. Artefice di questa rivoluzione dovrà essere certamente l’Amministrazione Comunale ma anche l’intera Città attraverso le forze sociali che esprime. Insomma Confcommercio chiede una rivoluzione partecipata e condivisa che porti a risultati concreti.
“Il 2014 – afferma Giovanni Saguto presidente dell’associazione commerciati di Catania – o sarà l’anno della svolta, dei cambiamenti radicali e specie delle cose fatte o sarà la fine per il sistema distributivo e per il Paese in generale. Il cambiamento, che dovrà essere imperniato sulla concretezza e celerità, potrà realizzarsi se le amministrazioni comunali sapranno reagire sia in termini di funzionamento della macchina burocratica sia in termini di pianificazione del territorio. Ognuno dovrà fare la propria parte, non è più tempo di discussioni sterili e di interminabili attese. O si creeranno le condizioni per cambiare volto alla Città o la Città collasserà. Con l’amministrazione Bianco, specie negli ultimi due mesi, abbiamo visto una sorta di inversione di tendenza. Ma con l’anno nuovo si dovrà correre per mettere mano a tutte le questioni irrisolte”.
Le questioni urbanistiche, PRG e piano del porto, quelle della mobilità, del turismo, della sicurezza e legalità restano i primi nodi su cui si giocherà il futuro della Città. “Mettere mano al funzionamento della macchina burocratica – dichiara Francesco Sorbello vice direttore della Confcommercio – costituisce una delle priorità. Ci sono alcune aree che presentano evidenti criticità, ritardando l’iniziativa privata e gli investimenti. Su PRG e piano del porto si dovrà fare in fretta, con una pianificazione imperniata sulla rigenerazione urbana e non sul consumo di nuovo suolo. Confcommercio si è opposta nel recente passato, con forza, a scelte che mortificavano irrimediabilmente il territorio: ora speriamo che emerga una nuova sensibilità. Il Porto di Catania, come l’aeroporto, di fatto risulta declassato avendo registrato l’abbandono di importante compagnie crocieristiche questo inciderà negativamente sulle presenze turistiche in Città.
Non possiamo stare a guardare e dobbiamo fare sistema affinché la destinazione Catania, in senso lato, si strutturi per rispondere in maniera competitiva alla domanda turistica, forti di una ricchezza unica al mondo. Bisognerà inoltre modificare il piano generale del traffico approvato dalla precedente amministrazione in quanto incompatibile, in molte zone, con l’assetto economico e commerciale. Una questione essenziale è quella del bilancio comunale: il previsionale 2014 deve essere approvato entro marzo del 2014 e non a fine anno come è successo per il 2013, mentre sarebbe auspicabile che già a fine anno avremo il previsionale per l’anno successivo. Chiediamo che l’assessore e le relative commissioni consiliari coinvolgano le forze sociali. Molti regolamenti comunali, in primis quello sulla tassa sui rifiuti, dovranno essere rivisitati per renderli coerenti alle esigenze reali. Lavorare sul bilancio e sui regolamenti vorrà dire evitare che molte aziende chiudano battenti per un eccesso di carico tributario: non è possibile chiedere 42 mila euro solo per l’IMU ad una azienda della zona industriale, oltre a 15 mila euro di tares: così ne viene decretata la fine. Siamo certi che il sindaco Bianco sarà sensibile a tale questione. Una efficace lotta all’abusivismo è improcrastinabile per permettere agli operatori regolari di non subire una concorrenza sleale che è divenuta insopportabile e rappresenta una delle cause di chiusura degli esercizi commerciali. Lottare l’abusivismo significa anche lottare evasione e criminalità“.