PALERMO – Era l’11 gennaio 1996, il piccolo Giuseppe Di Matteo fu strangolato dopo 779 giorni di prigionia e il suo corpo sciolto nell’acido. Avrebbe compiuto quindici anni otto giorni dopo.
I boss volevano zittire il padre del bambino, il collaboratore di giustizia Santino Di Matteo. “Liberatevi del cagnolino”, ordinò Giovanni Brusca, che ha rinnovato la richiesta di concessione degli arresti domiciliari.
È una delle pagine più orribili della barbarie mafiosa. Il pentito Vincenzo Chiodo, ascoltato il 28 luglio del 1998, ha ricostruito gli ultimi istanti di vita del bambino.
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