Leonardi, il re dei rifiuti |Corruzione, ecco le intercettazioni - Live Sicilia

Leonardi, il re dei rifiuti |Corruzione, ecco le intercettazioni

Cosa hanno registrato le cimici della guardia di Finanza. Nella foto Nino Leonardi, amministratore della discarica di Lentini.

CATANIA – “Ci deve essere una busta piena, che devo mandare a quello!”. Buste di soldi, addirittura un milione di euro sotterrato nei barili, mazzette e paura che gli inquirenti potessero scoprire come funzionasse quella gigantesca discarica che, guardando da Siracusa, rischia di mettere in ombra anche l’Etna.

Una montagna lievitata nel corso degli anni grazie, ne è convinta la Procura guidata da Carmelo Zuccaro, a una fitta rete di corruzione orchestrata dal signore per eccellenza dei rifiuti: Antonino Leonardi, conosciuto da tutti come “Antonello”.

Contesissimo dal mondo politico, invidiatissimo da quello imprenditoriale, Leonardi ha incarnato, fino a quando la guarda di finanza non gli ha stretto le manette ai polsi, il mito assoluto del potere, non solo alle falde dell’Etna. Gli inquirenti stanno rimettendo in fila i pezzi del puzzle per tentare, di rispondere a un quesito che la commissione Antimafia di Claudio Fava, senza troppi veli, aveva posto: come è riuscita la Sicula Trasporti a ottenere determinate autorizzazioni senza che neanche i funzionari preposti ne fossero a conoscenza?

E lì si apre un mondo, non solo politico, dove l’olezzo dei frigoriferi sotterrati senza alcuna procedura di smaltimento, si confonde con il fruscio dei contanti. E il fruscio dei soldi è così assordante da diventare emblema di come, grazie al denaro, tutto fosse possibile.

Trasformare i rifiuti in oro, falsificando le procedure di conferimento, grazie a formulari taroccati, così, per esempio, il finto compost, con un codice fittizio, finiva in discarica. “… Si vede troppo brutta l’immondizia! – dice Leonardi intercettato – senti, ci sono due punti, negli angoli… che si vedono un poco di buste…… Andiamo, sali…!!! Perché può essere che viene l’Arpa o oggi o domani… siccome si vedono quelle cose sporche!”. Il suo complice, Delfo Amarindo, lo rassicura: “Queste vengono tutte cummigghiate!”. In pratica era un grande gioco di prestigio: i rifiuti di ogni genere venivano conferiti in discarica, bastava coprirli, ovvero “tagliargli la testa”, come amava ripetere Leonardi.

Stesso discorso per i rifiuti soldi urbani, senza alcun trattamento previsto dalle leggi, per non parlare di pneumatici, materassi, pasti di mense e rifiuti speciali sanitari. Tutto in discarica, tutto pagato dai cittadini. Le cimici registrano dialoghi surreali. Leonardi viene sorpreso dalle cimici mentre gestisce un vero e proprio traffico di rifiuti: “Se noi – dice il re della Sicula trasporti – invece di lavorarlo, portarlo là sotto…la prendiamo e la buttiamo, ti eviti tre passaggi per il momento, sino a che non ci autorizzano!”. “Con una mano li devi gettare – insiste Leonardi – e con una mano li devi riempire”. Il dipendente della discarica risponde così: “Appunto! Quello che sto facendo adesso sono operazioni di matematica, nel registro di carico e scarico, in modo tale che abbagno le tonnellate nei lotti in maniera verosimile”.

Nella discarica, i formulari e i registri cartacei “camminavano per conto suo”, per esempio il compost “maturava” in 15 giorni anziché 21, ma alla fine appariva quello che diceva Leonari: “90 giorni, tu ci metti 90 giorni!”.

Anche i possibili controlli non spaventavano i Leonardi: “Prendi quello, te lo metti dietro, quello davanti glielo fai comparire migliore, a camuffarlo non è che ci vuole mille anni”. Poteva capitare anche che venissero spacciati per compost “mandarini sani”, in aperta violazione delle normative, ma senza preoccupare Leonardi, che chiedeva: “Ma erano dolci?”.

LA CORRUZIONE – “Che dicono gli scienziati?”. Antonino Leonardi si divertiva quando chiedeva informazioni sui funzionari pubblici che dovevano controllarlo, soprattutto se erano a libro paga. Stipendiati mensilmente. “Si è comportato bene?”, chiedeva al collaboratore Francesco Guercio, mentre l’Arpa faceva i controlli e la Sicula Trasporti rischiava la chiusura dell’impianto. Una sintonia tra pubblico e privato che gli inquirenti hanno ricostruito il 20 di ogni mese, quando Vincenzo Liuzzo, dirigente Arpa addetto ai controlli, ritirava la busta di 5mila euro, dando continua prova della sua “fedeltà e asservimento”. “Ciao dottorello come sta? Tutto a posto? Questi qua glieli dai a tua moglie!”. Una mano lavava l’altra.

“A me mi interessa che la cosa funzioni per i prossimi anni – dice il funzionario intercettato con un famigliare – perché per me significa, una cosa importante, tra l’altro finora a me non è comportato niente, che a lui, tutto sommato, più che il controllo interessa l’autorizzazione e io a livello di autorizzazione sono pesante, cioè non è che loro i soldi li regalano!”. Poi i finanzieri registrano una domanda: “Secondo te lui pagherà qualche politico?”. “Ma tu pensi – risponde il funzionario – che a un cristiano gli fanno guadagnare milioni e milioni senza che sparte niente?”.


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