CATANIA – Maxi confisca ai danni di Francesco Ferrera. Su delega della Procura Distrettuale della Repubblica, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catania hanno dato esecuzione ad un decreto di confisca di beni, emesso dal Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione – nei confronti di Ferrera Francesco, nato a Catania il 22.12.1964. Le indagini patrimoniali delegate ai carabinieri hanno fatto emergere che all’interessato sono riferibili, in modo diretto o indiretto, diversi cespiti il cui valore è apparso sproporzionato rispetto ai redditi dallo stesso dichiarati.
I beni confiscati
Sull’ulteriore presupposto della ritenuta pericolosità sociale dell’uomo, in quanto indiziato di appartenenza ad una associazione mafiosa, sono stati confiscati: un complesso immobiliare sito in via Penninazzo nel comune di Viagrande, acquistato in data 3.7.2003 ed intestato al figlio Ferrera Natale composto da:magazzino della consistenza di mq 11; un appezzamento di terreno con piccolo locale deposito di oltre 1.000 mq; una abitazione di tipo popolare di vani 7,5; un negozio e botteghe di mq 89; un terreno agricolo di mq.1.097 e un fabbricato rurale di circa mq.25;
Le vicende giudiziarie
L’emissione del provvedimento di confisca in argomento scaturisce dalla sussistenza del presupposto della pericolosità sociale dell’uomo derivata dal suo coinvolgimento in numerose vicende giudiziarie. Momento significativo della storia criminale di Ferrera è certamente la prima condanna definitiva irrogata nei suoi confronti dalla Corte d’appello di Catania nell’anno ’94 per il reato di associazione di tipo mafioso e per il reato di sequestro di persona; nel 1990 era già divenuta definitiva una precedente condanna per più violazioni delle disposizioni sul controllo delle armi e in data 28 marzo 1995 diviene definitivo il decreto applicativo nei suoi confronti della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno della durata di anni tre.
Il percorso criminale
Ma il percorso criminale prosegue con una recente condanna che testimonia l’incessante appartenenza mafiosa del proposto ed infatti in data 20.01.2017 viene condannato in primo grado dal Tribunale di Catania per il medesimo reato di associazione di tipo mafioso, alla pena di anni 4, essendo stato riconosciuto il vincolo della continuazione con la precedente condanna del 13.05.94. Si tratta di una condanna pronunciata all’esito delle indagini esperite dalla Procura nell’ambito dell’ operazione Fiori Bianchi che aveva portato all’emissione in data 08.04.2013 nei confronti dell’odierno proposto di un’ordinanza del G.I.P. presso il Tribunale di Catania con cui veniva applicata la misura della custodia cautelare in carcere, avendo accertato la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza nei suoi confronti in ordine al delitto di cui all’art. 416 bis c.p., segnatamente per avere fatto parte della famiglia catanese di Cosa Nostra, promossa e diretta al vertice da Santapaola Benedetto, Ercolano Aldo e Santapaola Vincenzo.
Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia
In particolare le concordi dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, lo indicavano come appartenente all’associazione mafiosa “Santapaola-Ercolano” alla quale era transitato dall’originaria famiglia Ferrera “Cavadduzzu” dove già ricopriva un ruolo di spicco. Nell’ambito della nuova associazione il Ferrera progettava traffici di stupefacenti e partecipava a riunioni associative con altri clan per risolvere, tra l’altro, questioni collegate ad estorsioni in danno di imprenditori. I giudici, oltre a decretare la confisca di quanto sopra descritto, hanno altresì applicato a sorveglianza speciale di pubblica sicurezza nella misura di anni 3 con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.